AgenPress. Ad ogni calamità naturale si ripropongono con puntualità le stesse discussioni sulla pessima gestione del territorio. Gli impegni assunti in passato sono rimossi con indecente disinvoltura. L’auspicio è continuo: approntare adeguate politiche del territorio rompendo le antiche congiure tra approfittatori e quanti hanno responsabilità istituzionale dagli orizzonti limitati.
Quanto è avvenuto in Emilia-Romagna è sconfortante. Una regione, considerata una delle meglio gestite, ha mostrato invece la debolezza della assenza di politiche di prevenzione, la gestione poco lungimirante del territorio, la mancata sistemazione e la pulizia dei corsi d’acqua, il mancato divieto a costruire dove non si deve.
Non è il momento delle accuse con il rimbalzo delle responsabilità, ma è tempo di operare. Le inerzie non possono essere coperte dalla propaganda e le colpevoli responsabilità… dimenticate.
Ricordo l’alluvione del Polesine (in quella occasione la mia famiglia ospitò a casa un bambino sfollato) e la tragedia de “le Giare” a Soverato del settembre del 2000. La prima accadde nella fase della ricostruzione del Paese dopo il secondo conflitto bellico, la seconda in Calabria.
E in Calabria e non solo, ci furono accuse pesanti per incurie di chi era preposto alla sistemazione dei torrenti. Si parlò di errori macroscopici. Un dibattito serio sulle responsabilità in Emilia e Romagna di quanto è accaduto si sta evitando di fare. Brutto segnale di un Paese che non ha volontà di cambiare e di correggersi. Bisogna avere coraggio per stanare chi con impudenza si autoassolve trincerandosi dietro una nobiltà politica… presunta.
Ma le vicende di queste ore ripropongono la questione dell’autonomia differenziata. La gestione dell’Emilia e Romagna è per l’ampliamento delle competenze delle regioni assieme a quelle di Lombardia e Veneto. Questo regionalismo, inseguito dalla Lega, è un sovvertimento degli equilibri istituzionali e dello Stato unitario.
Bisogna ripensare al ruolo delle regioni che debbono essere un momento di decentramento e non pseudo-Stati. Alcune materie come l’ambiente, la sanità e l’istruzione vanno riportate alla competenza primaria del governo.
Intanto bisogna modificare quanto introdotto nella Costituzione in tema di autonomia e di competenze nel 2001 dalla sinistra, d’intesa con la Lega. Fu un colpo di mano inaccettabile.
Dovrà finire una buona volta l’eterna stagione delle recriminazioni sterili per fare delle scelte in direzione degli interessi del Paese. È un golpe camuffato il perseguire surrettiziamente una repubblica federale: va fermato.
Non sarà facile ma bisogna farcela per uscire dal frastuono di progetti confusi fatti per soddisfare parti minoritarie e non certamente il Paese.
Mario Tassone