AgenPress. “Le fiction che mitizzano i comportamenti devianti e cercano di far trasmettere ai ragazzi contenuti umani dentro personaggi delinquenziali non possono fare bene ai giovani. I telespettatori si dividono in due categorie: coloro che soffrono e coloro che godono nel far male agli altri e questo va compreso”, così lo psicologo clinico Aldo Grauso (docente Unicusano) nel corso della trasmissione “Che Rimanga Tra Noi” su Radio Cusano Campus, condotta da Francesca Pierri e Alessio Moriggi.
Grauso, sul rischio emulazione, ha proseguito parlando dell’approccio verso queste immagini di chi è già inserito in un sistema delinquenziale: “Chi vede le serie Tv non è soltanto l’amico ma è anche il nemico. Si spera che il nemico capisca il messaggio per smettere di essere nemico, ma sicuramente dei filmati di violenza e di soprusi a chi è già dentro una dinamica deviante non fa altro che continuare ad esserlo”.
Lo psicologo clinico sposta poi l’attenzione sulla questione “prodotti televisivi”: “La televisione, attualmente, meno la si vede e meglio è per quanto riguarda alcuni contenuti. Le immagini vanno spiegate dato che purtroppo i nostri giovani sono in uno stato di confusione. Se non si spiegano le immagini che vanno in onda in televisione e si mettono lì si aumenta il rischio che vengano emulate, anche se vedo che negli ultimi anni l’obiettivo della televisione è quello di aumentare i ricavi”.
Grauso ha poi chiuso parlando del progetto portato avanti con il Comune di Roma che vede al primo posto la prevenzione al bullismo e che vede come poli principali il quartiere Parioli nella Capitale e una parte di Ostia: “Il progetto per prevenire il bullismo, un progetto che stiamo portando avanti con tanta fatica con il Comune di Roma, ha di innovativo questo: l’obiettivo non è tanto di parlare alle vittime, quanto di parlare ai carnefici. Quello che facciamo nelle scuole è alfabetizzare il bullo”.