AgenPress. La Conferenza Remind “Immobiliare allargato: Sviluppo Sostenibile, Messa in Sicurezza, Direttiva Epbd e Pnrr” segna un ulteriore tappa di incontro della Task Force Istituita dall’associazione portavoce del comparto immobiliare allargato in vista dell’elaborazione di un piano di sviluppo e di messa in sicurezza della Nazione in chiave sostenibile.
All’incontro hanno preso parte esponenti del Parlamento, del Governo, delle Istituzioni Europee, Italiane e locali unitamente alle buone pratiche dei settori produttivi al fine di mettere a fattore comune esperienze virtuose del Pubblico e del Privato fra cui quelle di Fabrizio Penna e di Bruno Barel.
Fabrizio Penna Capo Dipartimento responsabile dell’Unità di missione per il PNRR del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica ha dichiarato:”
Ho aderito molto volentieri a questo momento di riflessione e confronto organizzato da Remind e sono contento per tutto quello che ho avuto modo di sentire finora da istituzioni, da colleghi e da esperti del settore privato.
Una delle cose che mi ha invogliato ancora di più a partecipare a questo scambio di idee è il titolo di questo incontro, “immobiliare allargato”. Da poco dirigo il Dipartimento per l’Unità di Missione del Pnrr del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e da molto tempo ho seguito l’evoluzione del Pnrr, soprattutto per quello che riguarda la sua scesa a terra in questo comparto immobiliare allargato.
Ora, probabilmente ripeterò anch’io alcuni dati che sono stati già dati in materia di forza del patrimonio immobiliare pubblico e privato nel nostro Paese, ma anche come contorno di uno scenario che mi riprometto di illustrare a tutti voi.
Tutti noi sappiamo che immobiliare allargato può significare anche l’interazione tra i temi specifici dell’edilizia, dell’urbanistica, di come si sviluppano i centri residenziali nelle nostre città; ma anche l’interazione appunto con tutto il sistema energetico. Questo perché, come diceva autorevolmente qualcuno prima, la casa è sicuramente il primo elemento per tutti noi; casa che va riscaldata, raffreddata, illuminata e in relazione alla quale vengono poste tutta una serie di azioni. Nella casa ma anche nell’edificio dove si lavora, dove si esercita la maggior parte della socialità.
Per questo oggi più di un terzo dei consumi energetici della Nazione è rappresentato da quelli emessi dagli edifici italiani. E si tratta di un patrimonio immobiliare sia pubblico sia privato, sia residenziale sia non residenziale, che, come tutti noi sappiamo, comincia ad avere qualche qualche anno di età e che, in alcuni casi, sconta carenze di manutenzione che si sono procrastinate negli anni.
Ora il grande piano dell’Europa, a seguito della pandemia, si basa su due pilastri fondamentali: da un lato quello di migliorare le condizioni abitative dei cittadini Europei e Italiani; dall’altro, un obiettivo che guarda alla decarbonizzazione e quindi l’abbattimento delle emissioni di CO2 legate a quella grande massa di consumi energetici che derivano dagli edifici.
Nel Pnrr, come sapete, è la componente 3 del Piano ad occuparsi di queste tematiche che riguardano l’efficienza energetica e la riqualificazione degli edifici. E’ una componente che si articola su tre tracce: l’efficientamento degli edifici pubblici; l’efficientamento energetico e sismico dell’edilizia residenziale (sia di proprietà privata sia di proprietà pubblica);infine, una tematica forse più strettamente energetica, dell’efficientamento dei sistemi di teleriscaldamento.
L’obiettivo finale che questi tre binari intravedono è da un lato la promozione della conversione energetica del parco immobiliare pubblico e privato; dall’altro è lo stimolo degli investimenti (nazionali ma anche locali). Ovvero, quello che riguarda lo sviluppo dell’occupazione che possiamo definire come la creazione di posti di lavoro a partire dal volano fondamentale e tradizionale dell‘immobiliare allargato; ma anche la resilienza sociale e l’integrazione, con il processo di decarbonizzazione, delle energie rinnovabili.
A questo punto del ragionamento permettetemi di aprire una parentesi molto breve. In virtù del mio ruolo, non spetta a me dare un giudizio più o meno critico su quanto sta accadendo a Bruxelles in merito alla direttiva cosiddetta “Casa Green”. E’ evidente che da servitore dello Stato, da funzionario che vede i problemi nelle criticità quotidiane, io penso che il tema della gradualità, che è stato più spesso richiamato in vari interventi, oggi dovrebbe essere il faro al quale il Parlamento Europeo, il Consiglio e la Commissione dovrebbero guardare.
Tutti noi abbiamo l’obiettivo della decarbonizzazione, tutti noi vogliamo gli edifici più efficientati, tutti noi miriamo ad un maggiore benessere dell’abitare, però è evidente che questo si raggiunge con gradualità.
Come Europa rischiamo di farci male, come Italia, come singoli cittadini, come proprietari o semplici locatori di immobili che devono essere efficientati.
La gradualità penso che sia la parola d’ordine. So che è stata richiamata dal Viceministro Vannia Gava ma anche da altri interventi, e penso che possa essere un faro di riflessione per tutti noi che avanziamo questo ragionamento.
Per chiudere sinteticamente le misure del PNRR su questo tema ammontano a circa 15 miliardi di euro. La fetta più grande della torta riguarda il rafforzamento e il miglioramento dell’efficacia dei bonus fin qui attuati per l’efficienza energetica-ambientale, per la messa in sicurezza degli edifici.
1,21 miliardi riguardano il rifacimento degli edifici scolastici, l’efficientamento di quelli giudiziari, ma la semplificazione delle procedure che devono essere attuate per gli interventi di efficientamento energetico – questo aspetto da non sottovalutare da coloro che rientrano nel comparto immobiliare allargato.
Infine 0,20 di questi miliardi riguardano lo sviluppo del sistema di teleriscaldamento. Come tutti voi operatori del comparto sapete ci sono anche problemi tecnici che dobbiamo superare.
Quindi un investimento totale che più o meno supera i 15 miliardi di euro e una messa a terra che alla conclusione di tutte le operazioni dovrebbe riguardare, solo per fare un esempio, 195 edifici scolastici sull’intero territorio nazionale, 48 edifici giudiziari.
Stiamo seguendo, secondo il Cid (il famoso allegato alle decisioni del Consiglio sul Pnrr) le scadenze previste ed è importante, però, che io porti a questo tavolo una testimonianza che riguarda le difficoltà di attuare un monitoraggio continuo su queste misure. Monitoraggio continuo che stiamo attuando grazie sia la sinergia tra il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Ministero dell’ Economia e delle Finanze e Enea.
Un monitoraggio continuo che ci ha permesso, proprio in questi giorni, di affrontare direi brillantemente un difficilissimo audit della Commissione Europea che si è svolto nei nostri confronti. Questa volta la Commissione europea è venuta non solo per guardare le carte, per vedere a che punto eravamo con il portale realizzato con Enea, per vedere a che punto eravamo nella sinergia con gli organi di controllo, Guardia di Finanza Ragioneria, Corte dei conti; ma sono venuti anche tu per andare ad osservare cinque edifici e uffici centrali estratti a sorte nella banca dati di Enea.
Anche questo sopralluogo è andato bene. Ve lo racconto come episodio per dirvi che comunque c’è un tema di monitoraggio e controllo molto forte. C’è un’attenzione della Commissione molto forte probabilmente anche solleticata dal grosso dibattito che in Italia c’è su un tema così delicato”.
Bruno Barel avvocato e professore associato di Diritto dell’Unione europea e Diritto internazionale privato all’Universita’ di Padova ha affermato:”
Ho ascoltato con molto interesse gli interventi a questa web conference Remind a cui partecipo sempre con piacere; vorrei dare un contributo da giurista perché sono consapevole che la regolazione non è neutrale, ha un impatto economico positivo o negativo e lo dimostra ciò che è accaduto con i bonus fiscali. Lì si è visto proprio quanto sia importante la chiarezza e il rigore della regolazione. Le migliori intenzioni possono avere un effetto opposto a quello voluto a causa della regolazione.
La mia esperienza di giurista di diritto Europeo mi porta a dire intanto che siamo sempre provinciali quando parliamo del diritto sovranazionale.
Siamo tutti qui a discutere della posizione assunta dal Parlamento europeo sulla direttiva case green, ma va ricordato che stiamo parlando da più di dieci anni di questo argomento. Ci sono state anche altre direttive.
Quindi questa direttiva non è altro che la tappa di un percorso che viene da lontano e va lontano.
Seconda considerazione: il diritto Europeo ci sta abituando, ma non tutti ne hanno preso confidenza a mio parere, ad un’altra chiave di lettura. Le tradizionali prospettive italiane sono anacronistiche. Vi basti questo: il diritto europeo non ha competenza in tema urbanistico-edilizia E come mai incide così tanto sul governo del territorio? È molto semplice. Perché trattando delle politiche ambientali, esercitando la competenza in tema di politiche ambientali, si occupa anche dell’aspetto dell’immobiliare e delle trasformazioni urbane. Perché? Perché nel diritto Europeo tutto questo si chiama “ambiente”. Noi abbiamo ancora la terminologia, che si rifà all’articolo 117 che parla di governo del territorio che per noi significa urbanistica e edilizia.
Quando si parla di ambiente è di competenza dello Stato, quando si parla di energia è competenza dello Stato.
La visione del diritto europeo è che il fenomeno va visto nella sua unitarietà.
Noi in Italia continuiamo a disporre di una regolazione che è frammentaria, spalmata su più livelli. Cosa intendo dire? Si occupa di energia lo Stato e dopo di che c’è il problema dell’impatto sul governo del territorio regionale. Abbiamo una pletora di normative locali che tendono a limitare l’utilizzazione di territori aperti per il fotovoltaico. Abbiamo normative trasversali sul governo del territorio che vengono paralizzate da normative statali formalmente riferite ad altra materia.
Il caos. È inutile avere le buone intenzioni se non ci dotiamo di strumenti efficienti. E qui c’è il tema della officina del diritto. Ad oggi, il testo unico dell’urbanistica è ancora quello del 42-67, il testo unico dell’edilizia è quello del 2001. Normative disarticolate e assolutamente ingestibili se non viste in una visione di sistema come fa Remind.
Pensate che tutta la normativa sull’energia parla delle ristrutturazioni del patrimonio esistente. Ebbene, non tutti sanno che abbiamo molte definizioni del concetto di ristrutturazione che variano sia a livello statale sia da regione a regione. Questo sta generando, non l’incertezza applicativa, ma intervento delle Procure della Repubblica che dicono disapplicano provvedimenti amministrativi perché secondo me questa è una nuova costruzione, con un regime completamente diverso. Non abbiamo mai definito le sostituzioni edilizie e, su questa strada, abbiamo oggi un’incertezza normativa che raggiunge l’acme quando si parla dei titoli dei vizi. Per semplificare, abbiamo eliminato il permesso di costruire introducendo la segnalazione certificata e dopo l’abbiamo disarticolata in sei/sette figure.
Per cui oggi il primo quesito è: cosa chiedo? Come faccio a farmi controllare?
Il grande tema è che senza chiarezza e certezza del diritto non si va da nessuna parte e la normativa energetica lo impone con particolare urgenza.
Perché è inutile finanziare gli interventi di ristrutturazione quando nessuno sa con certezza che cosa sia la ristrutturazione oggi in Italia.
Io penso che occorra una rivoluzione copernicana: in primo luogo nel cogliere i fenomeni nella globalità, dunque nel pensare che il Governo del territorio guarda all’impatto ambientale delle trasformazioni.
Vogliamo applicare le Cer nelle realtà locali, ma ancora non ci sono professionalità e competenze di tutte le amministrazioni in un mondo che cambia così in fretta. Bisogna prima di tutto formarsi. Io credo che ci sia, prima di tutto, una questione culturale: se non continuiamo ad attrezzare la pubblica amministrazione e anche i professionisti, ci mancano i mediatori che trasformano queste buone intenzioni in regole e comportamenti corretti.
Secondo punto: personalmente ho partecipato alla Commissione per la riforma delle regolamentazione urbanistico edilizia. Il lavoro è rimasto a metà. Ho visto grande passione e grandi competenze e mi ha dato fiducia, nel senso che vedo che nella Nazione ci sono le risorse. Però bisogna portare a compimento questi percorsi e allargare l’orizzonte, passando, ripeto da una visione dell’immobile come un oggetto plani-volumetrico, uno spazio occupato, e transitare verso un’impronta ambientale dell’oggetto, in una visione di immobiliare allargato come portata avanti da Remind.
Così come si fa per le strade, per l’impatto sul traffico e via dicendo.
Tutto questo è possibile, ci sono secondo me le condizioni per farlo. Però non ci si misura mai con un dato che è fondamentale, che è quello del tempo.
E per concludere vi dico cosa intendo per tempo. Io vivo nel Veneto, abbiamo i fiumi senza acqua, i bacini montani senz’acqua, un inverno senza neve, veniamo da un’estate caldissima e Madre Natura non ci dà il tempo che vogliamo noi a livello teorico. Decide lei i tempi, come li decide e chi presiede la nostra vita.
Bisogna ricondurre il tempo nelle responsabilità delle scelte. Bisogna avere il coraggio delle scelte “Hic et nunc”. Perché, mi ripeto, quando manca l’acqua capiscono anche i cittadini non attrezzati qual è il fondo del problema.
Dobbiamo prendere mano a questa strumentazione e dobbiamo darci strumenti adeguati nel tempo e anche nella vera semplificazione, che a mio parere non si sta facendo”