AgenPress – “Ammetto che non mi aspettavo il risultato in Lombardia nei termini in cui si è delineato. Neppure mi aspettavo, però, che Fontana addirittura prendesse di più, in percentuale, di cinque anni fa. Si può dire che il presidente uscente abbia governato bene? No, non si può dire”.
Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera Carlo Calenda, leader di Azione, ammettendo di aver “perso. Quello regionale è un voto difficilissimo per noi. Le preferenze pesano e noi invece dipendiamo da un voto di opinione. La peggiore condizione possibile per chi vuole spezzare il bipolarismo”.
Azione ha scelto come candidati “i due assessori regionali che meglio hanno gestito il Covid, per guidare due Regioni, enti in cui il bilancio è quasi tutto assorbito dalla sanità. Non è importato a nessuno”.
Se “il voto è fideistico, i candidati contano poco. Ma io faccio politica proprio perché voglio scardinare questo sistema che porta a un’astensione sempre più alta con votanti sempre più divisi tra guelfi e ghibellini e al declino del Paese. Forse siamo condannati e io sono un irrimediabile idealista. Ma non mi arrendo”.
Per Calenda hanno sbagliato gli elettori, “non ho timore di dirlo. È la maledizione italiana: si vota per appartenenza”, prescindendo dal candidato “e dalla qualità delle sue proposte. E poi mi lamento di chi governa”.