AgenPress. Il nostro cervello, sa vedere la realtà senza l’aiuto dei sensi. Nel corso dell’evoluzione, ha affinato le sue capacità di superare gli ostacoli e le limitazioni alla sua interazione con il mondo che lo circonda.
Questo in sintesi il risultato degli studi e ricerche condotti dal neuroscienziato, Commendatore, Pietro Pietrini Direttore Molecular Mind Laboratory, Scuola IMT Alti Studi Lucca, Delegato nazionale ANCRI alle “Neuroscienze applicate al benessere delle future generazioni”.
Dopo oltre venti anni di studi e ricerche volte a cercare di comprendere quanto lo sviluppo della meravigliosa architettura cerebrale che sottende le nostre funzioni mentali è pre-determinata e quanto dipende invece dall’esperienza sensoriale, il prof Pietrini giunge alla conclusione che “il nostro cervello è programmato fin dalla nascita per superare gli ostacoli che si frappongono tra noi e il mondo che ci circonda.”
In generale, il messaggio più ampio di questo studio – pubblicato ieri sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Human Behavior – spinge a sviluppare strategie educative riabilitative volte all’inclusione e all’integrazione dei giovani con deprivazione sensoriale fin dalla nascita o acquisita in età precoce.
Fino ad allora gli studi in persone con deprivazione sensoriale dalla nascita (cecità congenita o sordità congenita) erano volti a comprendere la riorganizzazione plastica del cervello, vale a dire come il cervello si riorganizza a seguito della mancanza della vista o dell’udito. Noi – afferma il neuroscienziato- abbiamo invertito il paradigma di studio, cercando di capire cosa e in che misura si sviluppa nonostante la mancanza di un determinato canale sensoriale.
Questa linea di ricerca ha portato, in questi ultimi vent’anni, a numerose pubblicazioni su riviste prestigiose che hanno dimostrato che gran parte della architettura funzionale del nostro cervello si sviluppa nonostante l’assenza di un senso. Le implicazioni di questi risultati sono molteplici, sia per la comprensione dei meccanismi alla base del funzionamento del nostro cervello, sia per le ricadute più ampie anche in ambito sociale e riabilitativo.
Le persone con disabilità sensoriale sono state e purtroppo sovente continuano ad essere oggetto di discriminazione, spesso relegate a svolgere ruoli e mansioni che apparivano – nella concezione popolare – gli unici possibili per chi mancava di un senso come la vista (es., accordatori di pianoforti, centralinisti, ecc.).
La dimostrazione che l’architettura cerebrale è sostanzialmente sovrapponibile tra persone con sistema sensoriale integro e persone con mancanza congenita della vista o dell’udito rappresenta una tangibile base neuroscientifica a supporto di azioni e politiche volte alla piena inclusione e contrarie alla segregazione e alla discriminazione. È necessario sviluppare modelli che consentano una fruizione diversa del contenuto la cui conoscenza, ovviamente, non potrà avvenire attraverso la modalità sensoriale mancante. Ma una volta “entrato” nel cervello, il contenuto sarà elaborato in maniera sostanzialmente identica.
In generale, il messaggio più ampio di questo studi, spinge a sviluppare strategie educative riabilitative volte all’inclusione e all’integrazione dei giovani con deprivazione sensoriale fin dalla nascita o acquisita in età precoce.