AgenPress. In questi giorni è stato ricordato Piersanti Mattarella assassinato dalla mafia il 6 gennaio del 1980. Con Piersanti avevamo un rapporto di stima. Ci eravamo conosciuti nelle riunioni del gruppo moroteo a Roma.
Il nostro rapporto si era consolidato quando da commissario del Movimento Giovanile della DC usavo il suo studio privato perché la segreteria della DC di Palermo non aveva accettato il commissariamento. Nella Capitale ci si incontrava spesso e fummo sempre assieme durante la elezione di Pertini. E a Roma lo incontrai alla vigilia di quel Natale del 1979. Mi parlò dei suoi progetti e io mi preoccupai.
Nel lasciarci colse il mio stato d’animo e mi disse con un sorriso di stare tranquillo, dandomi appuntamento a dopo le Feste. Non lo vidi più….. Dal quel tragico giorno è trascorsa una epoca e gli esecutori rimangono avvolti nel mistero.
La gestione del crimine ha mezzi ben oleati di protezione. Un vero potere puntellato da connivenze, infami coperture e infedeli depistaggi. Una democrazia è ammalata quando le difese immunitarie si abbassano. Le verità negate sono lacerazioni irreparabili nel tessuto sociale. Quando vengono meno le certezze il cittadino si sente solo, perde fiducia nelle istituzioni. Trova talvolta negli intraprendenti capi -popolo speranze seguite da delusioni.
Il Parlamentare “nominato “ (e non eletto dai cittadini) diventa un organo di ratifica e non di elaborazione di progetti e di proposte. In una parola viene meno il coinvolgimento dei rappresentati e la responsabilità dei rappresentanti. Un Parlamento svuotato nelle prerogative è il segno di una democrazia che declina e si decompone.
Allora non ci sono i controlli, la burocrazia, i capi delle aziende pubbliche diventano corpi separati fuori dal sistema paese, funzionali ai portatori di interessi dei movimenti che hanno sostituito i Partiti.
Piersanti Mattarella è stato ucciso perché difendeva le istituzioni e si opponeva alla selvaggia occupazione della mafia, alimentata da personaggi rimasti oscuri nei processi. Le Commissioni parlamentari hanno lavorato fra mille difficoltà nel tentare di dipanare il groviglio di poteri e sottopoteri, veri corpi contundenti che colpiscono.
Piersanti Mattarella si è opposto perché affarismo e criminalità soffocassero la Sua Sicilia e il Paese. Conosceva i rischi a cui andava incontro. Ma ha continuato ad andare. Il Suo esempio stride con un oggi dove il senso dello Stato si è perso. L’arrivismo, che c’è sempre stato, oggi è un fenomeno incontrollato. Gente che si schiera per convenienza e si candida dove trova posto è la spia di un sistema diroccato.
Quanto stride il sacrificio di Mattarella con il comportamento di tanti che non hanno un loro pensiero e hanno rinunciato alla propria identità. Ecco perché ricordare è importante. Ecco perché conoscere la Verità è essenziale.
Le ritualità delle commemorazioni vissute come un dovere burocratico mi danno fastidio. Oggi è il tempo di trovare coraggio. Piersanti è l’esempio del coraggio. Non si chiede di essere tutti eroi o vocati al martirio, ma almeno trovare la forza per essere uomini liberi.
Piersanti Mattarella fu un Uomo Libero e per questo è stato sacrificato. Moro, Piersanti Mattarella ricordi struggenti, una lezione che ho tentato pur tra mille difficoltà di non dimenticare. Facciamo si che i tempi nuovi siano improntati a questo dovere morale: “non dimenticare” per osare a cambiare e costruire un Paese di Libertà e di Verità.
Mario Tassone