In aumento i ricoveri “Per Covid”, con insufficienza respiratoria o polmonite. L’87% di questi pazienti non ha effettuato la dose di richiamo negli ultimi sei mesi
Il Presidente Fiaso, Giovanni Migliore: “La popolazione fragile è sempre meno protetta. Serve intensificare la campagna di prevenzione attraverso la vaccinazione”
AgenPress. Terza settimana con il segno meno per la curva dei ricoveri covid, -0,7% rispetto alla precedente rilevazione. È dunque stabile la situazione negli ospedali, sia nei reparti ordinari che nelle terapie intensive.
È quanto emerge dalla rilevazione degli ospedali sentinella aderenti alla rete della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere del 3 gennaio 2023.
Da segnalare, però, in questo quadro complessivamente stazionario l’aumento dei ricoveri “Per Covid” del 9,6%, ovvero di quei pazienti che arrivano in ospedale perché hanno sviluppato la malattia da Covid con insufficienza respiratoria o polmonite. Occupano il 39% di posti letto Covid e l’87% di questi pazienti ricoverati non ha effettuato la dose di richiamo negli ultimi sei mesi, nonostante altre patologie e un’età media di 75 anni.
Mentre scende al 61% la percentuale dei ricoverati “Con Covid”, ovvero pazienti che sono arrivati in ospedale per la cura di altre patologie, sono positivi al virus ma non hanno sintomi respiratori e polmonari.
Stabile il dato delle terapie intensive con il 68% dei pazienti ricoverati “Per Covid”, con conseguenze gravi dell’infezione. La percentuale dei soggetti non vaccinati in rianimazione resta del 36% e i pazienti hanno un’età media di 71 anni.
“Sono dati interlocutori. La settimana prossima riaprono le scuole e potrà esserci una intensificazione della circolazione virale”, spiega il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore. “Inoltre la popolazione dei fragili è sempre meno protetta, come dimostra l’elevata proporzione di pazienti che non hanno effettuato la dose di richiamo negli ultimi sei mesi e stanno arrivando in ospedale per conseguenze dell’infezione da Covid. Un dato che potrebbe aumentare se non vengono fatte robuste azioni di prevenzione attraverso la vaccinazione, soprattutto da parte dei medici di famiglia”.