Sim Carabinieri: stupro poliziotta, la solidarietà non basta!

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AgenPress. Scrivere di essere solidali è scontato e vorremmo dire e fare di più in questa triste circostanza che vede coinvolta una giovane poliziotta napoletana. La collega, all’uscita dal turno di servizio dal Commissariato di Napoli, mentre si accingeva a prendere la propria auto in zona portuale, è stata aggredita da un essere ignobile che non merita la permanenza neanche in gabbia.     


L’agente, purtroppo, non ha fatto in tempo ad estrarre l’arma di ordinanza perché colpita in testa con una pietra e, successivamente, è stata stuprata. Vogliamo esprimere la nostra vicinanza alla collega e a tutte le vittime di orchi senza onore, squallidi individui che non possono e non devono poter circolare liberamente in una società civile che si possa definire tale.        


Ci auguriamo che il prossimo governo prenda seriamente in considerazione la sicurezza dei cittadini, perché senza sicurezza non c’è libertà, quella libertà di essere sicuri dentro e fuori da casa, nei parchi come nelle piazze, senza rischiare per la propria incolumità. Poi si scopre, ovviamente, che l’energumeno era già conosciuto alle Forze dell’Ordine ma, purtroppo, il garantismo tutto italiano non permette di porlo nelle condizioni di non nuocere più, facendo così passare il concetto che l’unica libertà possibile sia quella di essere immuni da qualsiasi pena. Il problema non è sicuramente lo straniero che giunge in Italia con il barcone ma bensì il delinquente, l’assassino, il ladro, lo stupratore seriale, che nessuno vede o di cui prevede eventuali e successivi atroci gesti ai danni della comunità. Le politiche sull’immigrazione sicuramente sono da rivedere nel merito della sicurezza, così come la certezza delle pene e la celerità dei processi.
Peccato che la collega non sia riuscita ad estrarre l’arma e sparare, ma in quel caso avremmo avuto il cosiddetto e famigerato “atto dovuto”, formalità d’obbligo su cui si dovrebbe quanto prima intervenire per modificarne l’applicazione, perché in Italia a pagare sono sempre gli stessi, ossia le Forze di Polizia perennemente additate dai media come brutali. Alla collega auguriamo possa superare con coraggio l’orrendo momento vissuto e le saremo vicini, così come saremo costantemente vigili affinché l’energumeno non possa più nuocere a nessuno.


Ci resta un unico atroce dilemma: dove sono le femministe nostrane, quelle del Mee Too a suon di cartelli e proteste di piazza? Dove è finita la solidarietà femminile così sbandierata quando la vittima e l’orco sono i soliti noti? L’abuso subito da una donna che indossa una divisa come tante altre colleghe, che è in prima fila per salvaguardare anche le vostre di incolumità, vale forse meno da non meritare un clamore mediatico che risvegli le coscienze delle nostre donne al potere? Attendiamo fiduciosi!

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