AgenPress – La Russia continua a condurre deportazioni massicce e forzate di ucraini che probabilmente equivalgono a una campagna di pulizia etnica deliberata oltre ad apparenti violazioni della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio.
Il 14 ottobre il vice primo ministro russo Marat Khusnullin ha dichiarato che “diverse migliaia” di bambini dell’oblast di Kherson sono “già in altre regioni della Russia, che riposano in case di riposo e campi per bambini”.
Le autorità russe hanno ammesso apertamente di dare in adozione a famiglie russe i bambini delle aree occupate dell’Ucraina in un modo che potrebbe costituire una violazione della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio.
Le autorità russe potrebbero inoltre essere impegnate in una più ampia campagna di pulizia etnica spopolando il territorio ucraino attraverso deportazioni e ripopolando le città ucraine con cittadini russi importati.
La pulizia etnica non è stata di per sé specificata come reato dal diritto internazionale, ma è stata definita dalla Commissione di esperti delle Nazioni Unite sulle violazioni del diritto umanitario commesse sul territorio dell’ex Jugoslavia come “rendere un’area etnicamente omogenea mediante l’uso della forza o dell’intimidazione”, rimuovere dall’area persone di determinati gruppi” e “una politica mirata progettata da un gruppo etnico o religioso per rimuovere con mezzi violenti e terroristici la popolazione civile di un altro gruppo etnico o religioso da determinate aree geografiche”.
Secondo alla definizione delle Nazioni Unite, la pulizia etnica può essere effettuata con la rimozione forzata, tra gli altri metodi. Queste definizioni di campagne di pulizia etnica sono coerenti con i rapporti sulla deportazione forzata e l’adozione di bambini ucraini, nonché con i rapporti di fonti ucraine secondo cui i progetti di ricostruzione a Mariupol sono destinati ad ospitare “decine di migliaia di russi” che si trasferiranno a Mariupol.