L’ economia lineare, basata sul “estrarre – produrre – usare – gettare”, sarebbe sostenibile solo presupponendo che ‘ecosistema Terra abbia sia materie prime sia capacità di smaltimento infinite. Visto che ovviamente non è cosi, proprio per la non-sostenibilità dell’economia lineare, negli anni 70 venne proposto un modello economico circolare, basato sul paradigma delle 5R: “ridurre – riutilizzare – riparare – recuperare – riciclare”, Purtroppo, a distanza di quasi 50 anni, la strada da percorrere verso la trasformazione circolare è ancora troppo lunga. E di certo il mondo IT non rappresenta un’eccezione o un esempio virtuoso, anzi, tutt’altro.
Secondo gli ultimi dati dello studio Global E-waste Monitor 2020 delle 53,6 milioni di tonnellate di spazzatura elettronica (e-waste) “create” nel 2019 sono state riciclate solo il 17,4%. Il restante 82,6%, pari a 44,3 milioni di tonnellate, è andato sprecato, con un danno economico (pensando al solo valore di oro, argento, rame, platino e altri elementi preziosi) di 47 miliardi di dollari e un danno ecologico incalcolabile, visto che questo spreco ha comportato, ad esempio, la fuoriuscita nell’ambiente di 50 tonnellate di mercurio e 71 mila tonnellate di plastiche BFR e l’immissione nell’atmosfera dell’equivalente di 98 milioni di tonnellate di CO2. Se si pensa che le stime prevedono per il 2030 una “produzione” di 74,7 milioni di tonnellate di spazzatura elettronica, diventa evidente come non ci sia tempo da perdere.
Il settore IT sta cavalcando da anni le tematiche dell’economia circolare (soprattutto dal punto di vista dell’impatto zero nell’emissione di anidride carbonica e dell’utilizzo di materiali riciclati), ma l’approccio del Concept Luna, mostrato da Dell in occasione delle anticipazioni per il CES 2022, va ben oltre, visto che è un prodotto circolare “by design”‘. Infatti, anche se si tratta di un proof of concept, ovvero una “prova di fattibilità” molto distante da un prodotto reale, è stato progettato per rispondere alle 5R dell’economica circolare. Vediamo, concretamente, qualche dettaglio. Rispetto a un notebook “standard” la scheda madre uno dei componenti che necessita più energia dal punto di vista costruttivo è più piccola del 75% e richiede il 20% in meno di componenti. L’intero layout della disposizione della componentistica è poi stato riprogettato e semplificato.
I vantaggi sulla carta sono molteplici: dalla miglior efficienza termica, per soluzioni completamente passive, alla possibilità di riparare o riutilizzare facilmente alcuni componenti in altri sistemi fino a facilitare le procedure di riparazione. Sembra un dettaglio secondario, ma grazie anche alla riduzione delle viti a un decimo, Dell calcola che si risparmi 1 ora e mezza di tempo nel disassemblare, riparare e riassemblare il notebook. E visto che il tempo è denaro, riparare un notebook, rispetto a comprarne uno nuovo, potrebbe diventare economicamente conveniente. Da segnalare infine la scelta di Pcb (printed circuit board, i circuiti stampati) biodegradabili, realizzati con fibre di lino e polimeri idrosolubili. Questo consente non solo di ridurre l’utilizzo di plastiche nella produzione, ma anche una più semplice separazione dei metalli e degli altri componenti durante la fase di riciclaggio. Come già accennato, si tratta solo di un prototipo, ma Dell sembra aver dimostrato che le possibilità, per realizzare soluzioni adatte a “non consumatori” ci siano tutte.