Cannibalismo, cadaveri in decomposizione e violenze degli operatori sugli animali in un allevamento di polli

- Advertisement -
- Advertisement -

Una delle più grandi aziende avicole italiane è stata denunciata per presunta uccisione e maltrattamento di animali


AgenPress. L‘investigazione è stata condotta tra luglio e agosto 2021 in un allevamento di intensivo di polli da carne situato nel basso veronese, composto da 6 capannoni che possono contenere complessivamente 135.000 animali. Si tratta di uno dei più grandi allevamenti intensivi del nord Italia, legato a uno dei principali gruppi industriali, che a sua volta è anche fornitore di una nota insegna della grande distribuzione organizzata.

Il video, pubblicato dalla ONG Equalia, mostra le condizioni inaccettabili in cui sono allevati i polli destinati al consumo in Italia. Nel filmato sono visibili animali in stato di decomposizione e altri in agonia, con zampe rotte e incapaci di alzarsi, alcuni grottescamente deformati e affetti da infezioni batteriche e dermatiti dovute all’alta densità di allevamento, alla scarsa qualità della lettiera e ad una generale incuria nella gestione dell’allevamento. Alcuni animali vengono mostrati mentre cercano di raggiungere gli abbeveratoi senza riuscirci, indice di grave sofferenza. Le immagini rivelano anche l’estrema violenza di alcuni operatori, che sono stati ripresi mentre schiacciano illegalmente a terra la testa di un pollo ancora vivo e prendono a calci gli animali.

L’associazione Animal Law Italia (ALI) ha potuto esaminare in anteprima le immagini e ha richiesto un parere al Dott. Enrico Moriconi, Medico veterinario consulente in benessere animale, il quale dichiara: «Le immagini del video permettono di osservare situazioni assai gravi a testimonianza di una gestione assolutamente negativa. Si vede un addetto che uccide dei pulcini in modi assolutamente illeciti; altri invece sono lasciati a soffrire senza essere prelevati e curati oppure sottoposti a eutanasia. – spiega Moriconi – In alcune immagini dei pulcini cannibalizzano altri sicuramente morti da tempo perché in via di putrefazione, con gravi conseguenze igienico sanitarie. Una gestione che sottopone gli animali a sofferenza e fortemente carente dal punto di vista igienico sanitario».

Alla luce delle evidenze e del parere del consulente, ALI ha presentato una denuncia alla competente Procura della Repubblica ipotizzando che le condizioni di estrema sofferenza di questi animali possano configurare i reati di uccisione di animali (544 bis c.p.) con riferimento all’episodio dello schiacciamento della testa di un pollo vivo sotto la suola delle scarpe da parte di un addetto, oltre al maltrattamento (544 ter c.p.) e abbandono di animali (art. 727 comma 2 c.p.) in relazione alle sofferenze inflitte ai polli come conseguenza delle condizioni di incuria e abbandono in cui versava la struttura, oltre che per via delle condotte violente degli addetti.

In particolare, il comportamento negligente dei responsabili, ai quali sono imputabili violazioni delle specifiche prescrizioni di legge per l’allevamento dei polli da carne (D. Lgs. 146/2001 e D.Lgs. 27 settembre 2010 n. 181), avrebbe causato agli animali sofferenze evitabili. Per legge i polli da carne malati e/o feriti andrebbero curati e nei casi più gravi immediatamente soppressi, mentre le immagini sembrano suggerire che presso l’allevamento indagato ciò non avvenga e che anche le carcasse non siano raccolte per diversi giorni o persino settimane, probabilmente per presenza di un numero di addetti insufficiente in rapporto al numero di animali. Questo rende possibili persino episodi di cannibalismo, con potenziali rischi sanitari per i consumatori.

Questo sistema di produzione rappresenta un pericolo per la sostenibilità ambientale, la sicurezza alimentare e la salute pubblica. Tutti questi aspetti sono messi a rischio dall’alta densità di allevamento dei polli. È stato dimostrato che grandi concentrazioni di animali della stessa specie e profilo genetico in uno spazio ridotto aumentano i rischi di malattie zoonotiche. Queste pratiche si allontanano dalle linee guida stabilite dall’Unione Europea per preservare la sostenibilità del sistema alimentare.

I recenti focolai di influenza aviaria rilevati in gran numero in diversi allevamenti della regione rafforzano la necessità di stabilire metodi per ridurre il rischio di malattie zoonotiche. Alcune di queste misure sono l’allevamento di razze a crescita lenta e la riduzione del numero di animali per metro quadro, che portano a una maggiore resistenza alle malattie.

Le patologie mostrate nel video sono dovute all’ibridazione genetica effettuata per ottenere la massima crescita nel minor tempo possibile. Questo si traduce in razze che raggiungono i 2,6 kg in soli 41 giorni di vita. Se questo tasso di crescita fosse applicato alle persone, un neonato raggiungerebbe 300 kg di peso a due mesi d’età. Di conseguenza, le razze di pollo a crescita rapida sono soggette a gravi malattie che l’industria chiama eufemisticamente “malattie della produzione”. Questi problemi di salute portano a un uso elevato di antibiotici.

Lo European Chicken Commitment (ECC) è un accordo tra le maggiori organizzazioni mondiali per il benessere degli animali, che stabilisce una serie di misure minime per il benessere degli animali, tra cui la sostituzione delle razze a crescita rapida (come quelle viste in questa indagine) con razze a crescita lenta e la riduzione del numero di animali per metro quadro.

In particolare, l’azienda agricola indagata è legata a uno dei maggiori fornitori a marchio proprio di questa insegna.

«È arrivato il momento che anche gli animali da produzione alimentare ricevano piena tutela legale – dichiara l’avv. Maria Cristina Giussani, portavoce di Animal Law Italia – Gli strumenti giuridici già esistono, confidiamo che la magistratura persegua fino in fondo le istanze di giustizia anche nei confronti del sistema produttivo, come chiede con sempre più insistenza la società».

- Advertisement -

Potrebbe Interessarti

- Advertisement -

Ultime Notizie

- Advertisement -