AgenPress – «Siamo europeisti ed atlantisti». Lo ripetono a pappagallo Letta, Meloni, Di Maio, Calenda, Renzi. Le agenzie che riportano le loro dichiarazioni sono tutte identiche. Se nel testo mancasse “lo ha detto Letta in occasione di” o “ribadisce la leader di FdI in un convegno a” nessuno, e dico nessuno, potrebbe indovinare l’autore del messaggio. Lo chiamano senso di responsabilità ma è il solito, patetico, bacio alla pantofola del Presidente USA di turno”.
Lo sostiene Alessandro Di Battista, in un post in cui commenta le dichiarazioni di vari leader che in questi giorni di campagna elettorale professano di essere europeisti ed atlantisti.
“I politici professionisti più che alle sorti del Paese e alla costruzione di politiche nuove, lungimiranti, anche, chiaramente, difficili da perseguire (i cambiamenti se sono veri necessitano tempo) pensano al proprio potere. Preferiscono non perdere treni piuttosto che dare la giusta direzione al Paese.
Contrariamente a quel che scrivono di me io non sono affatto anti-americano. Semplicemente non considero più da parecchi anni europeismo ed atlantismo concetti sovrapponibili. Oggi più NATO significa meno Europa. Ma se non si è liberi di ragionare, di parlare e, soprattutto si è schiavi del proprio carrierismo, tale concetto viene rigettato mentre si predispone la consueta fatwā mediatica verso tutti coloro che non si allineano al pensiero dominante. Oggi più che mai gli interessi USA (legittimi, le grandi potenze tendono ad essere sempre egemoniche) cozzano con quelli europei. La guerra in Ucraina (una guerra sempre più dimenticata) e la totale mancanza di una strategia di pace da parte europea lo dimostra chiaramente.
Quando il governo italiano (la Meloni era ministro e Berlusconi presidente del Consiglio) autorizzò la guerra in Libia – ovvero la più grande sconfitta strategica per l’Italia dal dopoguerra in poi – i politici erano atlantisti o europeisti? Perché per obbedire alla Clinton e a Sarkozy il governo italiano (con l’opposizione del PD in totale sintonia e Letta era deputato) ha consentito la destabilizzazione del principale alleato nel Mediterraneo. Un Paese che non mi pare diventato magicamente democratico. Un paese i cui vuoti di potere sono stati colmati anche dai russi.
Per obbedire ciecamente agli ordini USA l’Italia ha, di fatto, favorito l’allargamento dell’influenza russa nel Mediterraneo. Eccoli i veri “putiniani”, non chi da mesi si sgola nel denunciare il fallimento della strategia europea – ed italiana in particolare – rispetto alla tragedia ucraina. Ma le “fotocopie elettorali” non si possono permettere un sussulto di orgoglio. Ne va della loro carriera. E’ il carrierismo il vero nemico della Politica”.