AgenPress. Cintioli & Associati, con un team guidato dal socio fondatore Prof. Avv. Fabio Cintioli e composto da Sacha D’Ecclesiis, Paolo Giugliano e Giulia Ferrari, ha assistito con successo Enel X Italia davanti al TAR Lazio nella causa proposta da Google Italy s.r.l., Alphabet Inc. e Google Llc contro l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato in merito ad un abuso di posizione dominante. Il caso è stato seguito dal team in-house di Enel guidato, lato Legale, dall’avv. Ludovica Parodi e, lato Antitrust, dal dott. Ciro Favia.
Si tratta del provvedimento con cui AGCM aveva accertato che Google, nel negare ad Enel X Italia la possibilità di rendere interoperabile la propria app JuicePass con Android Auto, era incorsa in una violazione dell’art. 102 TFUE. In particolare, l’Autorità aveva accertato che Google, rifiutandosi di rendere disponibile su Android Auto l’app JuicePass – sviluppata da Enel X Italia al fine di fornire un’ampia gamma di servizi funzionali alla ricarica dei veicoli elettrici (ad esempio, ricerca di una colonnina, prenotazione, gestione della sessione ricarica) – aveva favorito la propria app Google Maps, aveva inciso sulle possibilità di sviluppo di JuicePass ed aveva finanche influenzato lo sviluppo della mobilità elettrica in una fase cruciale del suo avvio.
Il TAR Lazio, con la sentenza n. 10147 del 18 luglio 2022, ha confermato gli accertamenti contenuti nel provvedimento dell’AGCM, la sanzione pecuniaria di oltre 100 milioni di euro irrogata a Google e l’ordine di aprire il sistema Android Auto alle app interessate come quella di Enel X.
La sentenza odierna ha un’importanza che va oltre il caso di specie perché rappresenta la prima decisione nella quale il giudice amministrativo si è confrontato con l’applicazione degli istituti del diritto antitrust rispetto alle condotte dei mercati digitali.
Il giudice amministrativo ha così avuto occasione di chiarire la definizione di “gatekeeper”, ossia di quella posizione che “coincide con la possibilità o meno di consentire l’accesso ad una data piattaforma” riconoscendo che, nel caso di specie, “è innegabile che Android Auto costituisca una porta d’ingresso obbligata per gli sviluppatori e gli utenti di app fruibili in sicurezza nell’ambiente auto, di modo che gli sviluppatori devono poter accedere all’ambiente specifico creato da Google per le auto e i costruttori di auto, quando sviluppano proprie app, lo fanno in modo da renderle compatibili con Android Auto”.
Ed ancora, la sentenza precisa che rispetto ai mercati digitali le condotte degli operatori dominanti devono essere valutate anche tenendo conto dell’esistenza di una “concorrenza per l’acquisizione dei dati e quindi “per l’utente”, considerato che la raccolta dei dati e la loro profilazione è una delle principali attività che consentono a Google di portare avanti i propri obiettivi di mercato”.
Infine, il giudice amministrativo ha evidenziato che, specialmente in questi settori, la rapidità di intervento dell’Autorità antitrust assume ancora maggior rilevanza, posto che “la rapidità dei mercati digitali fa sì che l’ostacolo o la maggiore difficoltà nell’utilizzo del prodotto comportino molto velocemente la sconfitta dello stesso sul mercato, occupato dalle applicazioni concorrenti di più facile e rapido utilizzo”.