“La decisione dell’UE di non escludere Gazprombank dal circuito Swift è stata un atto di grande ipocrisia: la Russia ogni giorno incassa dalla vendita del gas 700 milioni di dollari con cui finanza la guerra in Ucraina e questo è un fatto di una gravità inaudita. Ecco perché oggi noi chiediamo ai cittadini italiani di compiere un gesto non violento, pacifico, ma di grande solidarietà con il popolo ucraino: lo sciopero del gas. Riduciamo tutti di 2-3 gradi il riscaldamento nelle nostre case, perché è un segnale chiaro a chi vuole finanziare con i nostri soldi la guerra in Ucraina e perché, per ogni grado diminuito, si può risparmiare fino al 6-7%”.
Così, in una nota, i co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, che proseguono: “Si tratta di un atto pacifico e non violento, che dice senza mezzi termini ‘no alla guerra’. Come Europa Verde, riteniamo sbagliata la decisione dell’Unione Europea e dell’Italia di non disconnettere la Gazprombank dallo Swift, perché la guerra si combatte innanzitutto non fornendo alla Russia le risorse per finanziare le guerra con i nostri soldi. Al contrario, riteniamo pericolosa la scelta di fornire armi, convinti che l’unica soluzione possa essere la mobilitazione civile e pacifica del popolo ucraino, come le immagini che ci giungono dai teatri di guerra ci confermano”.
“Uscire dalla dipendenza del gas russo sarebbe possibile in soli due anni, – incalzano i leader Verdi, – se, anziché condannare l’Italia a dipendere dal gas, il Governo adottasse una strategia energetica focalizzata sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica. Lo afferma addirittura l’amministratore delegato dell’Enel, Starace. È invece disarmante il modo in cui si sta affrontando la situazione: pensando a costruire dei rigassificatori che sarebbero pronti in non meno di 5 anni. La crisi è ora, ma Cingolani non lo vuole capire e sta mostrando una totale inadeguatezza difronte a un’emergenza drammatica come quella energetica e della guerra legata al gas”.
“Le rinnovabili sono la soluzione: lo si evince anche dalle scelte della Germania che ha deciso di anticipare al 2035 gli obiettivi inizialmente previsti per il 2050 e portare subito il fabbisogno energetico a 100% rinnovabili. Stiamo parlando della locomotiva dell’economia europea che dovrebbe essere, per noi, un modello, anziché continuare a rincorrere la lobby delle fonti fossili che, con i 18 miliardi l’anno di sussidi pubblici condiziona enormemente la politica energetica dell’Italia. In ogni angolo del mondo, – concludono Bonelli ed Evi, – il controllo delle fonti fossili genera conflitti. Oggi possiamo scegliere: è possibile puntare sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica, sulla riduzione dei consumi, gli accumuli idroelettrici benché il Governo si rifiuti di affrontare di queste questioni”.