AgenPress – In base alle disposizioni del presidente della Repubblica Kais Saied, le forze dell’ordine tunisine hanno chiuso questa mattina la sede locale della tv araba con base in Qatar, Al Jazeera. Ai giornalisti e impiegati è stato intimato in tempo utile di abbandonare i luoghi, ha fatto sapere il direttore della sede di Tunisi, Lotfi Hajji. Poco prima Al Jazeera sulla propria pagina Facebook, basandosi su “fonti tunisine ben informate”, aveva scritto che il premier Hichem Mechichi non si trova agli arresti ma a casa sua e che ha intenzione di riunire ugualmente il Consiglio dei ministri.
Nonostante il coprifuoco, imposto tra le 20:00 ora locale e le 5:00, e le restrizioni dell’emergenza sanitaria che vietano ogni tipo di manifestazione pubblica, la capitale ha vissuto nella notte un clima di festa: migliaia di auto e semplici cittadini hanno festeggiato sotto lo sguardo delle forze dell’ordine fino a tarda notte. Ad un certo punto anche il presidente si è unito ai manifestanti.
a diversi giorni su Facebook circolavano appelli a scendere in piazza, a opera di gruppi non identificati: venivano contestati i partiti al governo e in particolare la formazione islamista Ennahda, le cui sedi erano state prese di mira. I dimostranti chiedevano una modifica alla Costituzione e un periodo di transizione gestito dall’esercito, pur mantenendo Saied come capo dello Stato.
Stamane l’esercito che sta presidiando il palazzo sede del Parlamento tunisino ha vietato l’accesso allo Speaker, Rached Ghannouchi, che si è presentato all’ingresso accompagnato dalla vicepresidente, Samira Chaouachi, dall’ex ministro della Giustizia Noureddine Bhiri e dai deputati dei partiti islamisti Ennahdha e Al Karama. Ghannouchi ha accusato il presidente di aver messo in atto un “colpo di Stato contro la rivoluzione e la Costituzione” e ha chiamato il popolo a “difendere la rivoluzione”.
Risalgono già allo scorso maggio le voci su un piano per rovesciare il governo tunisino e dare al presidente, Kais Saied, il pieno controllo delle istituzioni. Lo scorso 24 maggio il portale specializzato Middle East Eye era entrato in possesso di un documento datato 13 maggio ed etichettato come “assolutamente top secret” che conteneva nel dettaglio il piano con cui Saied, un indipendente senza alcun partito alle spalle, intendeva prendere il potere, applicando il capitolo 80 della Costituzione, che gli consente di prendere il potere in caso di emergenza nazionale.
La Tunisia ha iniziato la sua transizione democratica nel 2011 con la cosiddetta “Rivoluzione dei gelsomini”, che ha posto fine a due decenni di dittatura di Zine El Abidine Ben Ali: dieci anni in cui si sono succeduti complessivamente dieci governi che hanno ulteriormente aggravato la situazione economica e la crisi sociale. Saied ha promesso di risanare il complesso sistema politico deteriorato dalla corruzione. Le ultime elezioni avevano prodotto un parlamento in cui nessun partito deteneva più di un quarto dei seggi. Adesso a far precipitare la situazione è arrivata la pandemia. I casi sono aumentati bruscamente nelle ultime settimane, mettendo ulteriore pressione all’economia già vacillante. Il premier aveva licenziato il ministro della salute la scorsa settimana, ma questo evidentemente non è bastato a placare la rabbia.