AgenPress – Dodici anni di reclusione per Giuseppe Montella, l’appuntato dei carabinieri considerato il leader del gruppo della caserma Levante di Piacenza che l’anno scorso, in pieno lockdown, venne chiusa dopo che emersero spaccio di droga e tortura.
E’ la sentenza pronunciata in abbreviato dal tribunale, dopo che la pm aveva chiesto una condanna a 16 anni. Condannati anche gli altri componenti del gruppo: 8 anni all’appuntato Salvatore Cappellano, sei all’appuntato Giacomo Falanga, tre anni e quattro mesi al carabiniere Daniele Spagnolo e quattro all’ex comandante di stazione Marco Orlando.
I cinque carabinieri condannati furono arrestati il 22 luglio dell’anno scorso dopo una lunga indagine della Guardia di Finanza: erano tutti a processo per spaccio di droga, abuso d’ufficio, tortura. Reati commessi nel corso dei mesi precedenti, soprattutto durante il primo lockdown e durante l’ondata di Coronavirus che colpì durissimamente la città di Piacenza. L’inchiesta, è durata mesi con l’utilizzo di intercettazioni e pedinamenti, nata dalle confidenze di un pusher sui metodi illegali utilizzati dai militari, aveva portato al sequestro dell’intera caserma in cui prestavano servizio, e all’arresto, tra gli altri, anche del maresciallo che la comandava. Perché quella caserma dei carabinieri viveva una vita parallela, fatta di droga sequestrata e poi rivenduta e metodi che niente dovrebbero aver che fare con un luogo di quel tipo.
“Questo processo – dice la procuratrice capo di Piacenza Grazia Pradella all’uscita del tribunale – ancora prima delle vittime stesse, cioè le persone picchiate e arrestate illegittimamente, offende la parte sana, che è la stragrande maggioranza, dell’Arma dei carabinieri: credo che l’Arma si debba ritenere soddisfatta di aver ricevuto in questa sede una giustizia anche risarcitoria”.