Agenpress. Il sistema editoriale attraversa, da almeno un decennio, una crisi profonda e per molti versi inedita, per natura e dimensione. È una crisi sistemica e strutturale, alla quale sarà possibile dare risposta non solo adottando misure urgenti, che pure sono indispensabili, ma anche e soprattutto individuando un nuovo paradigma d’intervento, che orienti stabilmente ed efficacemente le politiche di sostegno per i prossimi anni.
In coerenza con le linee programmatiche annunciate al Parlamento, infatti, la legge di bilancio ha introdotto un primo e importante pacchetto di misure urgenti per il settore editoriale, al quale nei prossimi mesi farà seguito un organico intervento legislativo di riforma di tutti gli strumenti, diretti e indiretti, di pubblico sostegno all’editoria, che abbiamo chiamato “Editoria 5.0“.
Intanto, con la manovra è stato confermato per il 2020 il livello dell’investimento pubblico diretto, attraverso il “congelamento” per un anno della riduzione dei finanziamenti all’editoria già prevista dalla precedente normativa.
Questo arco di tempo lo useremo per costruire, proprio nell’ambito di “Editoria 5.o“, un più efficace e inclusivo modello di sostegno pubblico. Abbiamo inoltre stanziato 20 milioni di euro l’anno per promuovere la lettura dei quotidiani e di altri prodotti editoriali all’interno delle scuole. Una novità che intendiamo rendere operativa al più presto, perché siamo consapevoli di quanto sia fondamentale offrire uno strumento di formazione e di educazione alla lettura critica in un Paese come il nostro, dove i dati Istat e Ocse-Pisa hanno appena raccontato di quanto siano gravi, soprattutto tra i ragazzi, i deficit di comprensione di un testo scritto.
Crediamo davvero si tratti di una misura di “infrastrutturazione immateriale” che guarda al futuro, al rafforzamento delle competenze e di quel bene decisivo che si chiama “capitale umano”.
Allo stesso fine, abbiamo esteso all’acquisto di quotidiani il bonus cultura per i diciottenni, il cosiddetto “18App“. Per altro verso, di fronte alle obiettive difficoltà di tante imprese editoriali alle prese con crisi occupazionali, abbiamo previsto nuove norme in materia di pensionamento anticipato per giornalisti e poligrafici.
Lo abbiamo fatto per incentivare il mantenimento in attività delle imprese editrici e stampatrici che investono per ristrutturarsi, escludendo ogni forma di assistenzialismo fine a se stesso, e per evitare i costi sociali, ben più elevati, del licenziamento dei lavoratori.
Soprattutto, però, sempre a proposito di prepensionamenti, rivendichiamo di aver portato stabilmente al 5o per cento il rapporto era di tre a uno la quota minima di turnover del personale: dal 2020 in tutti i casi di ristrutturazione o riorganizzazione delle imprese editrici, ogni due uscite di giornalisti dovrà essere assicurata almeno una nuova assunzione, con priorità per gli under 35 e per i precari storici delle stesse imprese e di quelle dello stesso gruppo.
È stata anche ammessa la possibilità di assumere giovani non giornalisti ma con profili coerenti con gli obiettivi di rilancio o funzionali alla conversione digitale: una facoltà non certo un obbligo affidata al confronto tra le parti, nella consapevolezza che i piani sono necessariamente oggetto di confronto collettivo, prima di essere approvati in sede ministeriale, e che solo in quella sede possono essere utilmente valutate le specifiche esigenze delle imprese.
Nessuna unilaterale imposizione e soprattutto nessuno svilimento della professione giornalistica, quindi. Sono consapevole dell’importanza di tutelare il valore della professione e al tempo stesso della necessità di restituire interesse per i prodotti editoriali attraverso una riqualificazione dell’offerta.
Infine, c’è la questione Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalistici che versa, da tempo, in una cronica crisi finanziaria.
Con una norma del decreto “Milleproroghe” abbiamo evitato come avevamo annunciato il commissariamento, fissando contestualmente al 3o giugno 2020 il termine inderogabile per arrivare alla definizione di un piano di messa in sicurezza dell’istituto.
Come ricordato dal Presidente Conte nel corso della conferenza stampa di fine anno, sarà presto attivato un tavolo tecnico con tutte le amministrazioni interessate e ognuno sarà chiamato a fare la sua parte per garantire la stabilità e l’autonomia dell’Inpgi.
Sempre a tutela della professione giornalistica, dopo aver avviato lo scorso 4 dicembre i lavori della Commissione sull’equo compenso contiamo di arrivare presto alla definizione di un nuovo quadro di regole, idoneo a contrastare abusi e sfruttamento, per i professionisti dell’informazione.
La lotta alla precarizzazione del lavoro giornalistico passa anche attraverso la certezza delle regole e la dignità dei compensi. È una sfida “di filiera” che coinvolge tanti segmenti. Per vincerla serve una visione d’insieme, con la partecipazione di tutti i soggetti interessati: i giornalisti, gli editori, gli stampatori, i distributori, le edicole, i lettori.
Per le edicole, in particolare, che rappresentano un imprescindibile presidio democratico soprattutto nelle aree più fragili e marginali, in legge di bilancio abbiamo confermato il fax credit e lo abbiamo esteso. In definitiva, è proprio a partire dal lavoro fatto in questi tre mesi che fin da gennaio avvieremo con il più ampio coinvolgimento delle parti il cantiere di “Editoria 5.0”. Una riforma è ormai indispensabile.
L’intervento pubblico a sostegno dell’editoria e del sistema dell’informazione è non solo giustificato, ma addirittura “imposto” al legislatore per il rispetto del pluralismo, come la Corte Costituzionale ha recentemente ribadito.
Ne va della qualità della nostra democrazia. Saremo chiamati anche a definire le regole per l’affidamento dei servizi di informazione primaria alle agenzie di stampa, in vista delle scadenze del 2020, e a dare al settore una nuova cornice di regole compatibile con la disciplina europea.
E le sfide che affronteremo riguardano anche il rapporto con il web, con gli over the top, con gli algoritmi: tutti temi che si intersecano con il recepimento della nuova direttiva comunitaria sul copyright.
È quindi mia intenzione non perdere tempo e avviare un confronto di merito a tutto campo. Thomas Jefferson sosteneva che “dove la stampa è libera e tutti sanno leggere, non ci sono pericoli”. Ecco, noi vogliamo lavorare per mettere le generazioni future al riparo da questi pericoli.
E’ quanto dichiara Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Editoria.