AgenPress – E’ stato impiccato stamani in Iran Arman Abdolali, il 25enne arrestato quando aveva 17 anni per l’omicidio della fidanzata, nonostante gli appelli di ong e attivisti contro l’esecuzione della condanna.
Lo riporta Al Arabiya citando l’agenzia semi-ufficiale Tasnim. Abdolali si trovava in carcere dal 2016 dopo aver confessato l’omicidio di Ghazaleh Shakour. Amnesty International aveva denunciato che la sua confessione era stata ottenuta “sotto tortura”.
Il via libera alla condanna è stato dato dopo che la famiglia della ragazza uccisa, il cui cadavere non è mai stato trovato, ha rifiutato di perdonarlo.
Un mese fa l’organizzazione internazionale aveva sottolineato in una nota che il suo processo “era stato segnato da gravi violazioni”.
Secondo Amnesty Abdolali era stato condannato due volte alla pena massima prevista dalla legge iraniana nel gennaio 2020 e nel luglio 2021, ma entrambi sono stati rinviati dopo molte obiezioni da parte della comunità internazionale. L’organizzazione ha accusato il processo di essere ingiusto e la confessione del prigioniero non abbastanza convincente. La fidanzata di Abdolali è scomparsa nel 2014 e il suo corpo non è stato ritrovato.
La Corte Suprema iraniana ha confermato la sentenza contro Abdolali nel luglio 2016, anche se la conclusione del tribunale ha rilevato che l’imputato era stato tenuto in isolamento per 76 giorni ed era stato costretto a testimoniare.
Diana Eltahawy, vicedirettore di Amnesty International per la regione del Medio Oriente e del Nord Africa, ha continuato a sollecitare le autorità iraniane a “fermare immediatamente tutti i piani per l’esecuzione di Arman Abdolali”.
Alcuni esperti di diritti umani delle Nazioni Unite avevano fatto pressioni sull’Iran affinché non eseguisse la sentenza. Secondo l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, il diritto internazionale sui diritti umani “vieta severamente l’imposizione della pena di morte alle persone di età inferiore ai 18 anni”.