AgenPress. «Dopo gli scabrosi episodi avvenuti nel pronto soccorso di Pesaro, che hanno visto ben cinque infermieri aggrediti a calci e pugni mentre erano in servizio, apprendiamo, e non ci meraviglia, che l’Azienda Sanitaria interessata, e questo vale anche per il presidio di Fano, hanno deciso di istituire, di propria iniziativa, un servizio di vigilanza prolungato nelle ore notturne, tramite un’agenzia di sicurezza privata.
Ma ci rendiamo conto di quanto accade davanti ai nostri occhi?
La nostra classe politica non fa altro che tacere di fronte a fatti di cronaca che vanno ben oltre qualsiasi tollerabilità umana, e che non sono degni di un Paese Civile. Non ci sono regole efficaci in grado di prevenire i fenomeni di violenza verso gli operatori sanitari e questo spinge le aziende sanitarie, da ultimo quella di Pesaro, a ricorrere a servizi privati per tutelare i propri operatori sanitari.
Quanto accaduto, merita allora una doverosa riflessione.
Il Sindacato Nursing Up, da oltre un anno, nelle sue coraggiose campagne ed iniziative anti-violenza, chiede il ripristino dei presidi delle forze di pubblica sicurezza negli ospedali italiani oppure, in subordine, la creazione di strutture aziendali dedicate alla protezione e sicurezza degli ambienti ed operatori sanitari. Parliamo di un sistema di protezione generalizzato, che interessi tutte le aziende sanitarie italiane con la solida regia del Ministero degli Interni, affinché si mettano in atto azioni organizzative concrete per stroncare sul nascere questi vergognosi fenomeni.
Possibile che la classe politica si ostini a non agire, di fronte al sacrosanto diritto alla tutela dell’incolumità psico fisica dei professionisti della sanità?
E’ possibile che non ci si renda conto che questo diritto dovrebbe essere garantito, secondo l’articolo 2087 del Codice Civile, dal datore di lavoro, nel nostro caso lo Stato, le Regioni e le aziende sanitarie?
Gli infermieri di Pesaro hanno di certo diritto a questa forma di tutela, ma ne hanno diritto anche i colleghi di Milano, Roma e Canicattì.
Occorrono regole certe, e la politica deve smettere di fare orecchie da mercante. Parliamo di regole organizzative condivise e generalizzate, valide per tutte le strutture del SSN, che permettano di ricollocare presidi di pubblica sicurezza in ogni ospedale, come accadeva in passato oppure, in alternativa, che diano precise indicazioni alle aziende sanitarie locali per la creazione di servizi “dedicati”, come ha fatto da ultimo la ASL di Pesaro.