AgenPress. Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sui vaccini per gli under 12. “L’approvazione di vaccini per l’età pediatrica è un ausilio fondamentale –ha affermato Sileri-, un passo in avanti per raggiungere la protezione di comunità. Il fatto che alcuni enti regolatori li stiano approvando, consentirà una notevole riduzione della diffusione del virus in queste fasce d’età. Obbligo vaccinale a causa dei genitori no vax? Al momento non farei nessuna fuga in avanti perché non c’è ancora un vaccino disponibile in Italia per questa fascia d’età. Non c’è stata alcuna obbligatorietà per le fasce d’età maggiori, quindi francamente non vedo all’orizzonte un obbligo vaccinale. Il vaccino per i più giovani è un’arma in più che abbiamo per evitare la circolazione del virus, ma non c’è nessuna idea di obbligatorietà del vaccino né nella fascia adulta né in quella più giovane”.
Su J&J. “I dati dicono che anche chi ha fatto J&J ha una stabilità della risposta immunitaria. Però, siccome nel tempo gli anticorpi tendono a scendere così come succede per gli altri vaccini, è utile un richiamo e questo richiamo è utile dopo il sesto mese. Non significa che dopo 6 mesi e un giorno devi correre a fare il richiamo, significa che dopo 6 mesi è consigliabile una dose di richiamo. Non vuol dire che i vaccini non funzionino, vuol dire che fare un richiamo è utile perché ti aggiunge quella protezione in più che la rende più duratura”.
Terze dosi a rilento. “Sono poco meno di un milione e 800mila le persone che hanno ricevuto la terza dose, circa un terzo della platea coinvolta. Sono passati i 6-7 mesi, il che significa che la popolazione è protetta e progressivamente si avvicinerà alla terza dose. Io spingo per la terza dose sopra i 60 anni a chi me lo chiede, ma sono più preoccupato da quei 2,7 milioni di over 50 in attesa della prima dose. Chi non ha fatto neanche la prima dose, con questo virus che contagia 6 volte tanto rispetto a quello originario, ha molte chance di prendersi il virus e sopra i 50 anni di avere complicanze più severe”.
Sui no vax. “C’è una base di riluttanza nei confronti del vaccino e quindi è chiaro che se hai meno vaccinati e hai una riluttanza al green pass hai anche più focolai –ha affermato Sileri-. Spesso c’è anche il passaparola, se tu hai un capofamiglia che è contro il vaccino e culturalmente hai ostilità, il passaparola porta ad avere più sfiducia e più persone che aderiscono ad un’idea che è sbagliata. L’affermazione che il vaccino sia sperimentale è sbagliata, ma a forza di ripeterla alla fine la gente per paura ci crede. Io invece avrei paura dei focolai che stiamo vedendo ad esempio in Germania, dove le persone che vengono ricoverate sono quasi tutte non vaccinate. Quando poi si dice che muoiono solo gli anziani che hanno già patologie, parliamo di persone che grazie ai farmaci avrebbero un’aspettativa di vita lunga se non venissero colpite dal covid. La medicina ha fatto dei passi da gigante, soprattutto negli ultimi 100 anni. Grazie ai vaccini sono state salvate milioni di vite. Rimango perplesso, dispiaciuto e addolorato quando vengono intervistate persone che dicono cose inesatte sul virus e i vaccini e spesso sono persone non più giovanissime che rischiano molto con questa variante che si diffonde molto di più. Il fatto che il vaccino funzioni è dimostrato dai fatti, perché rischiare la propria vita allora? Adesso si dice che i vaccini non funzionano perché bisogna fare la terza dose, ma non è così, i richiami sono normali per tutti i vaccini, anche per il tetano andrebbe fatto il richiamo anche se in pochi lo sanno. Da medico è un vero dispiacere quando penso ai colleghi che vedono persone no vax intubate e leggono nei loro occhi il rimpianto di non aver fatto il vaccino”.
Sul testo unico per le malattie rare. “La commissione sanità del Senato ha approvato il ddl sulle malattie rare che finalmente dà un perimetro di azione a livello legislativo. Deve essere considerato come un inizio, non come un punto d’arrivo. Ricordiamoci che le malattie rare sono tante e quindi parliamo di un numero cospicuo di persone, dobbiamo considerare i malati di queste patologie come se fossero nostri familiari o vicini di casa”.