AgenPress. Il tasso medio annuo composto di variazione del Pil nominale tra il 2016 e il 2020 è stato negativo per cui il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo per il 2021 sarà inferiore a uno. E’ quanto emerge da una nota del ministero del Lavoro sulla base delle stime Istat.
“Ci mancava pure questa! Governo e Parlamento intervengano. Già le future pensioni saranno da fame, quelle integrative non sono mai decollate, quindi ora far pagare ai futuri pensionati il crollo anomalo del Pil per via della pandemia, non ha senso” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“E’ vero che il decreto-legge n. 65 del 21 maggio 2015 prevede che il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo non possa essere inferiore a uno, ma salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive. E qui sorge il problema. Con un crollo del Pil a prezzi correnti, pari nel 2020 al 7,9%, il rischio è una mancata rivalutazione anche in anni di ripresa come il 2021 e il 2022, proprio in un momento in cui l’inflazione rischia di decollare e i contributi non rivalutati all’aumento del costo della vita. Per questo serve una modifica della legge” conclude Dona.