AgenPress. “Vaccini ai bambini? Lì dove gli studi dimostrano che non ci sono effetti indesiderati, il vaccino rimane l’arma più sicura per poter contrastare la pandemia” ha detto il professor Stefano Vicari, Responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, nel corso della trasmissione di Tuttoscuola su Radio Cusano Campus “L’ora di buco. Storie di vita scolastica”. “Vaccinare è un modo per poter garantire la salute dei nostri figli”, ha spiegato il primario chiarendo ogni dubbio sulla sicurezza dei vaccini per i più piccoli.
Proprio i più piccoli sono coloro che hanno pagato il prezzo più alto di questa pandemia. “Ci sono degli studi che hanno coinvolto molti ragazzi, anche in Italia, che hanno documentato alla fine del primo lockdown come nei bambini ci sia stato un aumento di disturbi del sonno e dell’irritabilità – ha detto ancora Vicari -, mentre negli adolescenti siano comparsi segni di ansia e di depressione. La richiesta di aiuto per disturbo mentale è aumentata del 30% nel corso della seconda ondata. L’età media di queste richieste si è abbassata e 7 volte su 10 il ragazzo viene in pronto soccorso perché si procura ferite da taglio e ha pensieri suicidari. Perché nella seconda ondata ciò è accaduto più che nella prima? Perché nella prima tutti erano a casa, nella seconda i genitori sono tornati al lavoro lasciando a casa i ragazzi da soli. L’angoscia è aumentata”.
Quanto ha contribuito la chiusura della scuola alla comparsa di questi sintomi in bambini e ragazzi? “Sicuramente ha significato una diminuzione delle relazioni sociali – ha spiegato il Neuropsichiatra del Bambino Gesù – e su questo ha pesato lo stress legato alla pandemia: la paura di infettarsi o di infettare le persone care. I bambini e gli adolescenti sono stati dimenticati. Nel corso del primo lockdown si parlava molto dei runners, e poco di loro. Erano considerati dei ‘bambacioni’ che certo non stavamo mandando al fronte, o degli irresponsabili che andavano in giro ad infettare. Il fatto che non si siano proprio presi in considerazione i diritti di bambini e adolescenti mi ha colpito molto”.
Qualcosa per aiutarli si può fare e il primo aiuto deve partire dalla famiglia. “I genitori possono fare moltissimo – ha suggerito infatti Vicari -, soprattutto per i bambini più piccoli. Il primo consiglio che noi diamo è quello di mantenere delle routine. Con la fine della scuola ci saranno giornate più vuote. E’ importante continuare ad alzarsi presto, avere momenti dedicati al riordino della stanza, mantenere ritmi e attività organizzate. E i genitori devono passare del tempo con loro divertendosi. Quando si condivide il tempo e lo spazio siamo in grado di ascoltare, una cosa che spesso dimentichiamo di fare”.