Recovery Plan, Fassina (Leu): “Starei più attento ad utilizzare aggettivi come epocale e storico”

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AgenPress. Stefano Fassina, deputato di Leu, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’imprenditore e gli altri” condotta dal fondatore dell’UniCusano Stefano Bandecchi su Cusano Italia Tv (ch. 264 dtt).

Sulle riaperture. “Dall’inizio della pandemia evito di improvvisarmi virologo ed epidemiologo, ho sempre cercato di approfondire e comprendere le ragioni delle proposte che venivano dal governo –ha affermato Fassina-. Mi pare che la scelta fatta con l’ultimo decreto covid abbia bilanciato interessi diversi, assumendosi qualche rischio. Si è scelto di continuare a dare priorità alla salute, all’esigenza di non richiudere rispetto ad aperture precoci come successo in Sardegna, nello stesso tempo però ha tenuto conto della situazione drammatica di tanti lavoratori, autonomi, professionisti e imprese. Ha tenuto un equilibrio che va superato in direzione delle aperture, attraverso due condizioni: intensificare la campagna vaccinale e dare indennizzi. Su quest’ultimo punto gli interventi non sono stati adeguati. Le perdite di fatturato possono significare cose molto diverse, con la stessa perdita puoi avere costi più alti o costi più contenuti. In questa fase dobbiamo preoccuparci di salvare più imprese possibili, perché dobbiamo ricostruire e non si ricostruisce sulle macerie”.

Sul Recovery Plan. “Bisogna essere un po’ più attenti all’uso degli aggettivi. ‘Epocale’ e ‘storico’ sono due aggettivi da utilizzare con cautela. E’ senza dubbio un provvedimento importante, che ha grandi potenzialità, ma c’è un contesto in cui collocarlo che è ad esempio quello del crollo del pil da guerra mondiale, quindi anche la dimensione degli interventi va commisurata alla dimensione del problema. Il fatto che siano interventi mai visti prima deriva dal fatto che siamo di fronte ad una situazione mai vissuta in tempi di pace. Dunque sono interventi importanti, ma vanno giustamente dimensionati. Il punto che abbiamo sottolineato in aula riguarda il coinvolgimento del Parlamento. C’è una parte della maggioranza che sosteneva il governo Conte e parlava di uomo solo al comando, oggi noi abbiamo discusso la versione finale del Pnrr che ci è arrivata domenica. E’ rimasto poco tempo è vero, ma se si fosse dato più tempo al Parlamento e si fosse presentato in Europa una settimana dopo sarebbe stato meglio. Le riforme le fa il Parlamento e siccome le misure delle riforme diventano anche condizioni per avere i finanziamenti, c’è bisogno che il Parlamento venga coinvolto in anticipo. Non intendo arretrare su questo punto, il Parlamento deve essere centrale e su questo ci misureremo”.

Su un possibile ritorno di Renzi nel Pd. “Renzi sta costruendo le condizioni per fare il business man, ritiene comprensibilmente di aver chiuso con la politica attiva, francamente non vedo un rientro nel Pd. Renzi è stato bravo a interpretare un copione che altri hanno scritto, gli interessi che hanno portato Draghi al governo vanno ben oltre Renzi e il suo partito”.

Sul M5S. “Il M5S è in grandissima difficoltà perché dopo 3 anni di governo ha dovuto fare i conti con limiti insuperabili rispetto a quando era movimento anti-sistema, è nella natura delle cose una difficoltà strutturale e l’esigenza di ridefinirsi. Conte dovrebbe interpretare questa ricostruzione, la sua leadership se l’è conquistata sul campo. E’ uscito da Palazzo Chigi con un consenso personale molto elevato, ha un capitale politico importante da spendere. Il Pd inevitabilmente si deve alleare con il M5S se vuole costruire uno schieramento competitivo per le prossime elezioni. Il punto delicato è che con Conte il M5S rischierebbe di somigliare troppo al Pd, dovrebbe riuscire a tenere il contatto con quell’elettorato fuori dalle ztl che il Pd non ha. Leu si colloca nella stessa posizione che abbiamo svolto in questa fase, quella di favorire l’incontro tra queste due realtà, cercando di portare il nostro apporto da forza di sinistra”.

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