Agenpress – C’è un signore ineffabile che sorride sempre. Si chiama Gianfranco Battisti, dottore in scienze politiche. Lo hanno catapultato dalla Divisione passeggeri e dalla gestione del patrimonio immobiliare (Sistemi Urbani) ritenuto non più funzionale addirittura alla testa delle Ferrovie dello Stato Italiane nel luglio del 2018.
Parliamo di un’impresa che ha cambiato l’Italia con l’Alta Velocità e che ha avuto come capi azienda ingegneri di ferro della stazza di Moretti. Amici fidati ci hanno riferito che non ci credeva nemmeno lui, il Battisti da Fiuggi.
Rideva certo, ma non aveva ancora perso il senso della misura perché si chiedeva: siete sicuri, proprio io? Deve esserci stato un errore di persona. Invece no, era tutto vero: il dottor Battisti non si deve più occupare di servizi di customer satisfaction per viaggiatori, dolce salato bibite, e di compravendita di mattoni e binari in disuso, ma assume le stellette di primo ferroviere italiano alla guida del colosso industriale dei trasporti.
Si racconta con malizia che fosse il più alto in grado conosciuto da Di Maio e questo lo ha trasformato in un capo azienda, il resto lo ha fatto Toninelli di cui Battisti è stato mentore e ombra e di cui si sente oggi orfano. Come dire: ognuno sceglie i compagni di viaggio con cui si trova meglio, si fiutano tra di loro per tante cose a partire dalla competenza sulla materia.
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