AgenPress – “Non sono i migranti a portare il Covid, i numeri non sono preoccupanti in relazione ai dati generali sul territorio italiano”. Lo ha detto il ministro degli Interni Luciana Lamorgese al Caffè della domenica a Radio24.
“Abbiamo inviato militari in Sicilia non per il Covid ma perché gli arrivi erano tanti e la Sicilia sopportava un peso notevolissimo – ha spiegato Lamorgese -. Dagli ultimi dati provenienti dalle strutture di prima accoglienza sappiamo che delle 56 mila persone presenti solo il 2,7% è positivo. L’attenzione del Governo è comunque costante, facciamo tamponi agli arrivi e abbiamo predisposto navi per le quarantene”.
In un’intervista ad Avvenire, ha ricordato che si è cercato “di non perdere mai di vista due parametri di riferimento fondamentali in tema di immigrazione: la dignità delle persone che vengono accolte e la sicurezza delle comunità che accolgono”. Ci si è mossi tra queste due sponde “per rimodulare le norme dei decreti 112 del 2018 e 53 del 2019 che, negli ultimi due anni, hanno sostanzialmente desertificato – dice Lamorgese – il sistema di accoglienza diffuso nei territori, finendo così per alimentare un esercito di ‘fantasmi’ senza volto e senza identità”. Si è allora ridisegnato un Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) capillare, “diffuso in piccoli centri presenti in tutte le regioni, in cui gli immigrati hanno un nome, i documenti, un domicilio certo e magari anche la possibilità di essere impiegati regolarmente o di essere reclutati per lavori socialmente utili”.
Il valore aggiunto “di questo decreto sta nel fatto che interviene con il bisturi, e non con l’accetta, sul nodo della protezione umanitaria, che va affrontato nel rispetto degli obblighi internazionali assunti dal nostro Paese”. Il testo, spiega la responsabile del Viminale, “è il frutto di un lavoro lungo e complesso portato a termine con gli esponenti della maggioranza”, perciò c’è l’auspicio “che l’impianto non subisca modifiche tali da rimettere in discussione tutto il provvedimento”.