Hong Kong. Gran Bretagna contro la Cina. Di Maio dorme il sonno tranquillo degli ignavi

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AgenPress – “Come avrete sentito dai principali mass.media, il #RegnoUnito – in occasione dell’Assemblea Generale delle #NazioniUnite, che in occasione del proprio 75° anniversario a causa dell’emergenza #Coronavirus si è tenuta interamente su Zoom – ha denunciato
le violazioni cinesi dei diritti a #HongKong e contro le minoranze #Uigure, cittadini rinchiusi in “campi di rieducazione” (sic!) e ha anche chiesto che il regime comunista totalitarista di #Pechino lasci all’#ONU il libero accesso alla regione dello #Xinjiang, dove appunto avvengono queste gravi violazioni dei diritti umani”.
Così Giulio Terzi nella sua pagina Facebook.
“#TariqAhmad, ministro #britannico per le Nazioni Unite e i diritti umani, ha tenuto un intenso discorso al Consiglio per i diritti umani, richiamando l’attenzione sulla «grave situazione in #Cina».
Durante il suo intervento, ha invitato il regime cinese «a rispettare i diritti e le libertà della Dichiarazione congiunta, a rispettare l’indipendenza della magistratura di Hong Kong, a consentire – appunto – il libero accesso allo Xinjiang e a rilasciare tutte le persone che sono detenute arbitrariamente».
La nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta a Hong Kong, come sapete, costituisce (ha aggiunto il Ministro) «una grave inadempienza della dichiarazione congiunta sino-britannica, che è giuridicamente vincolante», nonché una violazione dell’autonomia di Hong Kong e una minaccia ai diritti e alle libertà, per il ministro britannico «viene attuata con l’evidente intenzione di eliminare il dissenso».
Inoltre, ha continuato #Ahmad, tale legge «permette di perseguire alcuni casi nella Cina continentale, dove è possibile trattenere gli imputati per lunghi periodi senza accuse o senza la possibilità di avere accesso a un avvocato…
La legge sulla sicurezza nazionale, entrata in vigore il 1° luglio scorso, conferisce infatti al Partito Comunista Cinese (#PCC) il potere assoluto di perseguire gli individui per qualsiasi atto riconducibile (secondo i parametri del tutto arbitrari del PCC) a secessione, sovversione, terrorismo o “collusione con forze straniere”, qualunque cosa questa ridicola espressione significhi… I reati possono comportare – niente meno, com’è tipico per ogni regime dittatoriale – la pena massima *dell’ergastolo*: i primi arresti effettuati in forza di questa legge peraltro sono già scattati (l’attivista 23enne pro-democrazia Agnes Chow, Jimmy Lai, un imprenditore e giornalista attivista di Hong Kong, Wilson Li, un freelance di Itv News, e Samuel Chu, un attivista pro-democrazia, sono tutti attualmente in carcere).
Il 30 giugno scorso, i cittadini tedeschi a Hong Kong hanno ricevuto un avvertimento dal Ministero degli Esteri federale che li invitava a esercitare cautela in merito alle dichiarazioni politiche, poiché «non si può escludere del tutto» che i cittadini tedeschi a Hong Kong non possano essere anche loro bersaglio delle misure previste dalla nuova legge cinese sulla sicurezza nazionale.
Ma la follia non termina qui. L’ufficio del Ministero ha reso noto che «anche gli atti commessi da stranieri al di fuori del territorio di Hong Kong sono inclusi nel campo di applicazione della legge». Questo significa che, ad esempio, anche una critica espressa pubblicamente in Germania (o in #Italia, etc), sul comportamento del regime cinese, potrebbe portare a conseguenze indesiderate nel caso la persona che l’ha espressa entrasse a Hong Kong. «Siate particolarmente attenti e consapevoli del fatto che le dichiarazioni politiche, comprese quelle sui social media, possono essere considerate rilevanti», ha avvertito l’ufficio.
Dubito quindi di potermi più recare in Cina o a Hong Kong, se non grazie alla protezione del mio Passaporto diplomatico, dal momento che non ho mai perso occasione di intervenire sul tema delle persistenti e gravi violazioni dei diritti umani del regime comunista Cinese…
Anche dal #Canada, un esperto ha testimoniato a un comitato parlamentare facendo notare che tutti i canadesi sono ora a rischio in base a questa nuova legge: «I cittadini #canadesi che hanno legami con Hong Kong devono ora considerare se quel che dicono in Canada potrà essere usato contro di loro anche nel caso in cui mettano piede su un aereo di linea registrato a Hong Kong». No comment…
Egualmente, gli Stati Uniti, il 15 settembre scorso, hanno emesso un avviso in cui *sconsigliano i viaggi in Cina* e a Hong Kong, citando il rischio di «detenzione arbitraria» e «applicazione arbitraria delle leggi locali».
Il Ministro Ahmad, concludendo, ha reso noto che la Gran Bretagna resta «seriamente preoccupata» anche per la pressione sulla *libertà di stampa in Cina*.
Infine, mentre il Ministro

Luigi Di Maio

su questo dossier continua *a dormire il sonno tranquillo degli ignavi*, il Ministro inglese ha confermato che tutti i cittadini di Hong Kong in possesso di #Passaporto britannico possono attivare le pratiche di richiesta della cittadinanza del Regno Unito: questa decisione di Londra, ora diventata esecutiva, crea i presupposti per un vero e proprio braccio di ferro tra Inghilterra e Cina, in nome, semplicemente e lodevolmente, del *rispetto dei diritti umani* e della *salvaguardia della libertà dei cittadini*”.

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