AgenPress. L’esponente di Forza Italia e Presidente di Unione Cristiana Domenico Scilipoti Isgrò ha scritto al Santo Padre Francesco per chiedere lumi in merito alla recente riconversione in moschea della Basilica di Santa Sofia di Istanbul (Turchia).
A seguire il testo integrale della lettera.
Beatissimo Santo Padre,
La recente decisione del Presidente turco Erdogan di riconvertire, dopo 86 anni, Santa Sofia (che per volontà di Ataturk era stata un museo e prima ancora museo di rito cristiano ortodosso) in moschea, ha addolorato la cristianità. Non a caso, dal Suo alto Magistero, con senso di prudenza, all’ Angelus, Sua Santità si è detto: ” Molto addolorato”.
Il suo dolore è il nostro, l’ invito rivolto a Sua Santità del Presidente Erdogan per la riapertura ufficiale del 24 Luglio è discutibile e suona quasi beffardo .Non ho apprezzato l’operazione di copertura dei simboli religiosi dentro Santa Sofia avvenuta per non disturbare i musulmani in preghiera.
Credo, in tutta umiltà, che una presenza del Vescovo di Roma il 24 Luglio, in accoglimento dell’ invito del Presidente Erdogan dovrebbe essere letta quale sottomissione della cristianità all’Islam, almeno negli ambienti più radicali.
La via del dialogo con l’islam e in generale quello interreligioso (ed ecumenico naturalmente) è avviata e non è pensabile tornare indietro, senza erigere muri contro muri, sulla strada della pazienza ,come visto nel documento di Abu Dhabi.
Non è il tempo delle crociate, ma dell’ irrobustimento della nostra fede certamente sì. Oggi il cristianesimo è sotto attacco, i cristiani sono i fedeli più perseguitati al mondo. Non è una novità, in quanto il Maestro ha detto che ” Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”.
Il cristianesimo, i suoi simboli, i suoi valori sono dileggiati, derisi, umiliati, per la tiepidezza degli stessi cristiani, che hanno ormai vergogna a manifestare anche in pubblico e nelle istituzioni la loro fede. Da questo punto di vista occorre riconoscere, senza alcuna apertura a nazionalismi e sovranismi, che nel mondo Occidentale solo ad Est Europa il cristianesimo gode di buona salute perché, nel connubio tra fede e tradizione, non ha dimenticato le sue radici e le chiese sono infatti piene.
Nel mondo occidentale la cultura dominante, secolarizzata ridicolizza il cristianesimo, reputa obsoleti i principi non negoziabili e si arrivano a concepire leggi che annullano la libertà di pensiero e di opinione sotto la spinta di lobby, al fine di demolire la famiglia naturale composta da uomo e donna, con il pretesto di proteggere alcune categorie di persone di per sé già ben tutelate.
Sono i frutti avvelenati del relativismo culturale ed etico, per il quale non esiste più la Verità, ma tante verità, una ideologia in base alla quale delitti , diventano diritti. e ciascuno si sente libero di fare come vuole, nella più totale confusione.
Ecco perché oggi più che mai i luoghi di culto, le parrocchie e le istituzioni religiose (di qualsiasi confessione) sono basilari per il rafforzamento delle difese immunitarie dei valori cristiani.
Ho letto con interesse, apprezzandola, l’ Istruzione vaticana di recente promulgazione sul ruolo delle parrocchie e dei parroci, che sono basilari e ai quali occorre dare incoraggiamento.
La parrocchia, nello spirito del Vaticano II ,è centro della vita religiosa, ma sia disponibile a fermenti ed esigenze sociali, accogliente ed inclusiva. Le chiese aperte sono una ricchezza.
Lo spirito del documento rafforza il ruolo dei laici ai quali è giusto dare lo spazio che meritano sotto però la prudente vigilanza dei vescovi e dei parroci. evitando abusi Nella parresia che contraddistingue il rapporto tra un credente e il Vescovo di Roma, devo riconoscere che, come spesso accade, i media, per motivi di sintesi, hanno semplificato il testo, pervenendo a conclusioni affrettate.
Santità, nella sua saggezza, il documento non voleva essere un buffetto a presbiteri e parroci come qualche titolo malizioso ha fatto intendere.
E’ opportuno evidenziare come offerte e contribuzioni da sempre sono state e sono libere, nella disponibilità del fedele. Del resto mercanteggiare sui sacramenti è peccato grave.
Le comunità hanno bisogno, nel limite del giusto, del lecito e del ragionevole, senza opprimere chi è nel bisogno, di sostegno economico, senza il quale tante opere di sostegno ai poveri, penso alle mense o al pagamento di spese vive e volontari, non sarebbero possibili.
Torno sul concetto di parrocchia. Il vocabolo che ha origine greca, “paroikìa” vuol dire “abitare vicino”, “abitazione presso”. Con esattezza, l’ Istruzione de quo sostiene che la parrocchia è: “Casa in mezzo alle case”, recependo proprio la parola antica.
E allora quale miglior casa di una dimora dedita al culto certamente (è il ruolo primario), ma luogo dove i genitori possano portare con fiducia i figli, centro della vita del rione, fermento culturale e sintesi di solidarietà. Solo con il rilancio di queste cellule possiamo rinforzare il nostro essere cristiani, aiutando uomini di culto e parroci che hanno bisogno del nostro pieno appoggio , materiale e reale. Non mancheranno occasioni nel suo Alto Magistero per rimarcare il lavoro incessante dei ministri, la loro fedeltà ai valori cristiani. Voglia gradire i sensi del mio più vivo rispetto e conti sulle mie preghiere.
Sen. Domenico Scilipoti Isgrò Presidente di Unione Cristiana