Cina. Genocidio uiguri riconosciuto da più paesi. Nessuna posizione dal governo italiano

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AgenPress – Donald Trump, nel 2018, è stato il primo a mettere sul tavolo l’ipotesi di sanzioni contro la Cina per la repressione contro gli uiguri. E prima di lasciare la Casa Bianca, la sua amministrazione ha accusato la Cina  apertamente di genocidio, linea seguita anche dal nuovo presidente Usa, Joe Biden, e da vari Parlamenti.

Come si legge nel rapporto, le operazioni messe in atto da Pechino e che hanno portato a questa presa di posizione statunitense sono “detenzione arbitraria o altre gravi privazioni della libertà fisica di oltre un milione di civili; sterilizzazione forzata, aborti forzati e un’applicazione più dura delle politiche cinesi di controllo delle nascite; stupri; tortura di un gran numero di persone detenute arbitrariamente; lavoro forzato; e l’imposizione di restrizioni draconiane alla libertà di religione o credo, alla libertà di espressione e alla libertà di movimento”.

Il parlamento britannico ha stabilito che quello messo in atto dalla Cina contro gli uiguri è genocidio. La Camera dei Comuni ha approvato una mozione bipartisan contro gli abusi e le violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti della minoranza musulmana dello Xinjiang, non vincolante per il governo ma che certamente avrà ripercussioni sui rapporti sino-britannici. Nelle scorse settimane Pechino aveva sanzionato diversi politici, avvocati e altre personalità inglesi, questo mentre anche gli Stati Uniti e il Canada hanno sdoganato ufficialmente il termine genocidio.

Il parlamento canadese a febbraio ha approvato una mozione che accusa la Cina di genocidio contro la minoranza musulmana dello Xinjiang. Un plebiscito di 266 voti a favore e zero contrari, accompagnato da un’altra mozione che chiede al Comitato olimpico internazionale di cambiare sede ai Giochi olimpici invernali del 2022, che dovranno tenersi a Pechino.

Diversi rapporti internazionali e inchieste hanno dimostrato che nello Xinjiang ci sono fino a due milioni di uiguri rinchiusi in campi di rieducazione e sottoposti ai lavori forzati, è in atto un processo di distruzione del patrimonio culturale musulmano, vige un controllo delle nascite che passa attraverso aborti forzati e sterilizzazioni e, infine, la sorveglianza di massa si insinua in ogni aspetto della quotidianità.

Il Parlamento europeo il 19 dicembre 2019 ha condannato la massiccia detenzione degli uiguri nei “campi di rieducazione”.

Il governo italiano ancora non ha preso posizione. Dopo l’ultimo slittamento la settimana scorsa, la commissione Esteri della Camera non ha calendarizzato la discussione nella prossima. E poco più di un mese fa i Paesi dell’Ue si sono accordati per imporre sanzioni ai funzionari cinesi implicati in quegli abusi, una mossa storica perché Bruxelles non colpiva Pechino dall’embargo sulle armi dell’89, dopo la strage di piazza Tienanmen. La Cina ha reagito bandendo dieci persone accusate di “diffondere bugie”, fra cui il belga Samuel Cogolati, che sta cercando di fare approvare una mozione di condanna del genocidio degli uiguri nel suo parlamento.

 

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