AgenPress. Giovanni Allevi è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalla mezzanotte alle sei del mattino.
Il maestro ha parlato commentato il titolo del format: “Sono gli squilibrati, i lunatici, quelli che soffrono di insonnia e hanno un sacco di paranoie a custodire il germe del nuovo e della bellezza!”.
Allevi su RaiPlay sta dando vita ad ‘Allevi in the Jungle”, una docuserie in cui Allevi incontra artiste di differenti discipline che esprimono sulla strada il proprio talento: “Hanno davvero qualcosa da dirci, soprattutto in un periodo così cupo e colmo di sfiducia verso il futuro. Ho avuto la fortua di incontrare delle persone sovversive, ribelli a loro modo, che hanno rifiutato tutti gli stereotipi della società. Non gli interessa avere un posto fisso, non gli interessa avere un riscontro esterno, non gli interessa nemmeno avere un riscontro sui social! Che meraviglia! E la grande sorpresa è che sono felici! Io ci ho parlato e nel paradosso mi sono trovato ad essere consolato da loro! Faccio difficoltà a mettere a fuoco le idee, Allevi in the Jungle doveva essere un progetto di nicchia, un esperimento di antropologia sociale, un’indagine sulle nuove formule di creatività che nascono dalla strada. Questo doveva essere. Abbiamo sperimentato forme nuove di linguaggio visivo, non mi sono posto limiti da un punto di vista linguistico, la grande sorpresa è che c’è stata una grande risposta da parte del pubblico, un po’ me l’aspettavo, ma non così, e questo mi emoziona moltissimo”.
Ancora sugli artisti di strada: “Hanno la libertà e soprattutto il coraggio di inseguire i propri sogni, di ascoltare la propria scintilla interiore. Viviamo in una società estremamente conformista, che ci impone continuamente degli stereotipi piatti e banali, che noi dobbiamo rincorrere, ai quali dobbiamo adeguarci. Hanno il coraggio di dire no, di tornare ad ascoltare il bambino che sono stati, riprendere in mano la propria vita, sbarazzarsi di tutti quanti gli stereotipi e ricominciare a respirare. La cosa bella di ‘Allevi in the Jungle’, è che il loro modo di vedere la vita è contagioso. Per un po’ viene anche a chi guarda la voglia di trovare il contatto con la propria scintilla interiore che portiamo nascosta da qualche parte”.
Su di se: “Da bambino ero molto introverso, mi piaceva molto chiudermi dentro gli scatoloni, oppure nascondermi tra i cespugli. Questo aspetto è rimasto, non sono molto propenso al contatto sociale, ho una difficoltà, dovuta alla mia grande timidezza. E poi progettavo e disegnavo navi spaziali. Uno psicologo durante una psicoterapia mi ha detto che questa voglia di disegnare navi spaziali può essere alla base di questa mia attività di compositore. La musica nella mia esistenza c’è sempre stata. Io sono ansioso, ho un’ansia infinita, non esco mai di casa, parlo pochissimo con le persone, ho paura di qualunque cambiamento, mangio e faccio sempre le stesse cose, ho la necessità di un controllo assoluto di ciò che ho intorno, la musica è l’unica arte che mi permette di rompere questo meccanismo che mi tiene incatenato. Con la musica torno ad essere libero, torno a respirare. Ritrovo quell’anelito di libertà che soltanto l’arte riesce a regalarci”.
Sulla popolarità: “Come vedo una telecamera fuggo, mi sottraggo, non riesco a conviverci, non so come faccio, effettivamente mi resta un po’ difficile andare in un bar, al cinema è impossibile. C’è questa grande popolarità, che però è affetto. Anche se sui social ho tanti haters, però io li capisco, voglio dire una cosa controcorrente. Li capisco perché comunque sono la manifestazione di un malessere della società che non può essere sottovalutato. Le persone non stanno vivendo un momento di grande speranza per il futuro, quello è un sintomo di una malattia, e lo dico con tutta l’umiltà, la docuserie ‘Allevi in the Jungle’ vuole regalare un minimo di speranza. E in effetti un po’ di sollievo te lo lascia addosso”.
Sul 2021 e sull’Italia: “Ora che l’ho girata per questa avventura televisiva ho visto un’Italia immensa, profonda, riflessiva, filosofica, leggera, c’è una grande bellezza che cova sotto la cenere. Se ci affidiamo di più al nostro intuito e alla nostra creatività sono convinto che da qui partirà il nuovo rinascimento. Già durante la pandemia una nuova epoca, una nuova era, si è affacciata alle menti delle persone. C’è un mondo futuro più bello che ci attende. Il mio 2021? Quando andavo dalla psicoterapeuta mi diceva spesso che non devo fare bilanci sul passato né crearmi aspettative sul futuro, ma sforzarmi di vivere il presente”.