AgenPress. Il numero medio di figli per donna delle italiane è in calo soprattutto al Centro (da 1,15 del 2018 a 1,11) e nel Nord (da 1,20 a 1,17), in misura più contenuta nel Mezzogiorno (da 1,24 a 1,23).
Lo rileva l’Istat pubblicando i dati relativi al rapporto “Natalità e fecondità della popolazione residente -Anno 2019”.
Il numero medio di figli per donna continua a scendere: 1,27 per il complesso delle donne residenti (1,29 nel 2018 e 1,46 nel 2010, anno di massimo relativo della fecondità).
“A detenere il primato della fecondità delle italiane – spiega l’Istat – resta sempre la Provincia autonoma di Bolzano (1,60) seguita dalla provincia di Trento (1,30). Tra le regioni del Centro, il livello più elevato si osserva nel Lazio (1,12) mentre nel Mezzogiorno il picco si registra in Sicilia e in Campania (1,30); in Sardegna si registra il valore minimo pari a 0,97, ancora in diminuzione rispetto a 1,00 del 2018”.
Continuano quindi a diminuire i nati: nel 2019 sono 420.084, quasi 20 mila in meno rispetto all’anno precedente e oltre 156 mila rispetto al 2008. A diminuire sono soprattutto i nati da genitori entrambi italiani: 327.724 nel 2019, oltre 152 mila in meno rispetto al 2008.
Il calo delle nascite riguarda anche i primi figli. La forte contrazione dei primi figli rispetto al 2008 interessa tutte le aree del Paese, ad eccezione della provincia autonoma di Bolzano che, al contrario, presenta un aumento (+1,7%). La diminuzione dei primi figli rispetto al 2008 è superiore a quella riferita a tutti gli ordini di nascita in quasi tutte le regioni italiane del Nord e del Centro, a testimonianza della difficoltà che hanno le coppie, soprattutto le più giovani, nel formare una nuova famiglia con figli; problematica un po’ diversa rispetto all’inizio del millennio, quando la criticità riguardava soprattutto il passaggio dal primo al secondo figlio.
I primi figli si sono ridotti soprattutto al Centro (-34,4%): Umbria (-36,7%), Marche (-35,6%), Toscana (-34,7%) e Lazio (-33,6%). Anche le regioni del Nord registrano diminuzioni significative: Liguria (-35,6%), Valle d’Aosta (-34,9%), Piemonte (-34,8%), Friuli-Venezia Giulia (-34,1%), Veneto (-33,6%), Emilia-Romagna (-33%) e Lombardia (-30%).
Un nato su tre ha genitori non coniugati: “La quota più elevata di nati da genitori non coniugati si osserva nel Centro (39,5%), seguito dal Nord-est (36,2%) e dal Nord-ovest (35,2%). Tra le regioni del Centro spicca la Toscana (41,7%) mentre al Nord-est la proporzione più alta si registra a Bolzano (46%, il valore più alto a livello nazionale). Il Sud presenta generalmente incidenze molto più contenute (26,1%), con le percentuali più basse in Calabria (21,8%) e in Basilicata (22,2%). Il valore della Sardegna (44,4%) supera invece anche la media del Centro-nord”.
Al primo posto tra i nati stranieri iscritti in anagrafe si confermano i bambini rumeni (12.215 nati nel 2019), seguiti da marocchini (8.687), albanesi (6.684) e cinesi (3.121). Queste quattro comunità rappresentano quasi la metà del totale dei nati stranieri (49,3%).
L’incidenza delle nascite da genitori entrambi stranieri sul totale dei nati è molto più elevata nelle regioni del Nord (21,2% nel Nord-est e 21,1% nel Nord-ovest) dove la presenza straniera è più stabile e radicata e, in misura minore, in quelle del Centro (17,4%); nel Mezzogiorno l’incidenza è molto inferiore rispetto al resto d’Italia (6,1% al Sud e 5,3% nelle Isole).
Nel 2019 è di cittadinanza straniera un nato su quattro in Emilia-Romagna (25%), il 22% dei nati in Lombardia, circa un nato su cinque in Veneto, Liguria, Toscana e Piemonte. La percentuale di nati stranieri è decisamente più contenuta in quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, con l’eccezione dell’Abruzzo (10%).