AgenPress – È scomparso Renzo Gattegna, dal 2006 al 2016 presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Avvocato civilista, era nato a Roma nel 1939. Una scomparsa che lascia un vuoto immenso in tutto l’ebraismo e in tutta la società italiana.
A ricordarne “l’impegno profuso con intelligenza, garbo ed equilibrio durante i lunghi anni vissuti alla guida dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane” è stato tra gli altri il Capo dello Stato Sergio Mattarella, in un messaggio inviato nelle scorse ore ai familiari.
Durante le sue tre esperienze al vertice dell’Unione Gattegna ha intensamente lavorato per fare del mondo ebraico un attore di primo piano della vita nazionale attraverso iniziative volte a favorire il dialogo, l’incontro, il confronto delle idee.
Lo ha annunciato Moked, il Portale dell’ebraismo italiano.
Un confronto sempre a testa alta, con la piena consapevolezza dell’immensa eredità di oltre duemila anni di storia e radici. Leadership salda, disponibilità all’ascolto, valorizzazione del pluralismo, capacità di incidere sui grandi temi del dibattito pubblico. Questi sono stati i dieci anni di Gattegna, figura dall’immenso valore umano oltre che eccellente diplomatico e mediatore tra posizioni diverse.
“L’ebraismo – ammoniva nella sua ultima relazione di fine mandato – deve conservare le sue caratteristiche originarie di rifiuto di qualsiasi forma di idolatria e di conciliare rigore e flessibilità, lasciando, come il Talmud insegna, ampi spazi alla dissertazione filosofica, alla ricerca scientifica e alla libertà di interpretare e sviluppare il dibattito come valore positivo e irrinunciabile, rispettando le diverse correnti di pensiero, ma conservando sempre la capacità di riportare tutto all’unità”.
Radici identitarie forti, quindi. Ma anche sguardo aperto e capacità di mettersi in gioco nella società in trasformazione. “Un futuro dell’ebraismo che sia degno dei suoi valori universali e delle sue gloriose e plurimillenarie tradizioni – ricordava Gattegna – non potrà esistere senza l’uscita da qualsiasi forma di isolamento, uscita alla quale siamo insistentemente chiamati dalle società contemporanee e democratiche nelle quali viviamo e delle quali siamo parte integrante”.
Non sorprende quindi che, nella voce a lui dedicata, la prestigiosa enciclopedia Treccani metta in evidenza il suo aver propugnato “il rispetto dei princìpi di laicità dello Stato e di libertà e eguaglianza delle minoranze, combattendo ogni forma di isolamento delle comunità ebraiche all’interno delle società nazionali e rifuggendo estremismi e ideologizzazioni dei valori religiosi”.
Valori e ideali che hanno ispirato la sua azione di governo, caratterizzata anche dalla nascita di una redazione giornalistica e di numerosi servizi editoriali di cui Gattegna è stato principale artefice e garante. Senza la sua visione, senza la sua capacità di vedere lontano, niente di tutto quel che è stato realizzato sarebbe stato raggiunto.
“Le ultime generazioni, nate e cresciute dopo il 1945 – scriveva nel suo primo editoriale sul numero zero di Pagine Ebraiche – godono del privilegio di essere sempre vissute in un paese libero e democratico e hanno scoperto il gusto e il valore del conoscere, dell’essere conosciuti e del comunicare. Il modo migliore per consolidare i diritti fondamentali è certamente quello di esercitarli nella loro pienezza”. Da questo, aggiungeva, “può nascere la pacifica convivenza, la reciproca comprensione, il rispetto delle diverse culture e, in definitiva, un futuro migliore”.
Una sfida che siamo tutti chiamati a raccogliere, in queste ore di enorme dolore, stretti alla moglie Ilana, ai figli Daniel e Roberto, a tutti coloro che gli hanno voluto bene e che da lui hanno avuto amicizia, rispetto, fiducia.
Le esequie si svolgeranno domani in forma strettamente privata. Sia il suo ricordo di benedizione”.