La cessione vantaggiosa della quota di FiberCop al fondo americano pone degli interrogativi sul futuro della digitalizzazione nel Mezzogiorno. Perché la quota non si è ceduta a Cdp che non voleva il super rendimento e che si era dichiarata disponibile ad assorbire una quota dei debiti Tim? Se una società dello Stato fa una buona offerta perché non si avvia almeno una trattativa? Che cosa c’è sotto? È bene che il presidente Conte si occupi della grana
AgenPress. Lo sviluppo del Mezzogiorno italiano è diventato la priorità dell’Europa. Lo hanno capito tutti. Fuori dall’Italia. Anche i falchi olandesi e austriaci che hanno un problema con le loro comunità nazionali, tutelano alla grande i loro interessi, ma non si mettono più di traverso rispetto a ciò che serve per risolvere il problema europeo. In casa lo ha capito di sicuro un ministro di valore, Amendola, che di mestiere questo fa. Parla con l’Europa.
Sa bene che se non vi sono equità sociale e territoriale, i nuovi livelli essenziali di prestazione, le infrastrutture di sviluppo ingiustamente sottratte, siamo fuori dal piano europeo e l’Italia tutta si prepara a uscire dal novero dei Paesi industrializzati consumata nel bozzolo di egoismi miopi dei potentati regionali del Nord.
Siamo arrivati al punto finale di una storia ventennale che ha sistemato provvisoriamente i conti toscano-emiliani e lombardo-veneti con i soldi di sviluppo indebitamente sottratti alle popolazioni meridionali. Per uscire insieme da questa bruttissima pagina di storia bisogna cambiare le teste e abbandonare vecchie pratiche, ma purtroppo non è così. La vicenda della rete pubblica mancata della fibra ne è l’esempio più evidente.
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