Tribunale di Pesaro: ogni genitore deve rispettare la religione dell’altro

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AgenPress. Quando i genitori litigano per l’affidamento del figlio, anche la fede può essere motivo di scontro se le religioni che i genitori vogliono insegnare ai propri figli sono diverse. In una società sempre più multietnica e religiosa questo può accadere sempre più di frequente. Come devono dunque gestire i genitori l’educazione religiosa del figlio?

A dare risposta è stato il Collegio del Tribunale di Pesaro che, con il Decreto del 7 luglio 2020 a firma del dott. Davide Storti,ha accolto la richiesta di una madre di frequentare le riunioni religiose dei Testimoni di Geova insieme alla figlia di 9 anni, nonostante il padre si opponesse. Il giudice,riconoscendo il diritto di entrambi i genitori a insegnare la propria religione alla figlia, ha prescritto a entrambi di“rispettare il credo dell’altro genitore, permettendo e non impedendo al minore di praticare e frequentare le celebrazioni religiose dell’altro genitore […] anche se in contrasto con i principi della propria religione”.

Il decreto di Pesaro si allinea agli indirizzi forniti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo ripresi recentemente dalla sentenza della Cassazione n.21916/2019secondo cui non può essere impedito al genitore di condividere con i figlia la propria fede anche nel caso in cui lo stesso abbia nel corso del tempo aderito ad una nuova religione. La Corte Suprema afferma che “non è rilevante che al minore sia stata inizialmente trasmessa da entrambi i genitori una comune e diversa fede religiosa”; secondo la Corte, eventuali limitazioni a condividere un nuovo insegnamento religioso possono essere disposte solo dopo aver accertato in concreto che ciò causi un pregiudizio grave, reale e specifico allo sviluppo del minore.

Superando ogni pregiudizio religioso, in linea con le indicazioni della Cassazione, il giudice di Pesaro ha così verificato che non vi era“alcun elemento per ritenere che la frequentazione delle cerimonie della religione praticata dalla madre po[tesse] compromettere in qualche modo la salute psicofisica e la crescita della minore”ed ha accolto la richiesta della madre di portare con sé la figlia alle riunioni religiose. Tra l’altro il decreto sottolinea che alla minore era già permesso di “frequentare ed incontrare parenti o amici Testimoni di Geova” senza alcun pregiudizio, e pertanto sarebbe stato “illogico non permettere alla figlia di potere frequentare le cerimonie della religione seguita dalla madre”.

Il valore del rispetto reciproco. Il decreto di Pesaro ha il pregio di allinearsi alla giurisprudenza più recente delle Alti Corti e garantisce che tramite l’istituto della bi-genitorialità e dell’affidamento condiviso sia data priorità al diritto del minore di ricevere da entrambi i genitori i propri valori (anche religiosi) e instaurare con ciascuno una relazione significativa. Tuttavia, perché ciò avvenga, è necessario che ciascun genitore mostri rispetto per i valori (e dunque anche per la religione) dell’altro,e non impedisca che vengano condivisi con il figlio. Il minore potrà così diventare un adulto maturo in grado di manifestare tolleranza e rispetto verso chi non la pensi allo stesso modo, vivendo le differenze culturali e religiose non come un pretesto per scontri ma come un’occasione di arricchimento.

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