Agenpress – Franco Cataldo, 85 anni, condannato all’ergastolo per concorso nel sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, tra gli oltre 300 mafiosi scarcerati in questi ultimi giorni. Al detenuto, che stava scontando la pena nel carcere di Opera, sono stati concessi i domiciliari per il coronavirus. Cataldo era stato arrestato dopo la scoperta del bunker sotterraneo dove era stato strangolato e sciolto nell’acido il figlio del pentito Santino Di Matteo.
A Cataldo sono stati concessi gli arresti domiciliari valutando in particolare il suo precario stato di salute. L’uomo infatti è anziano e malato e per il pericolo che potesse contrarre in carcere il Coronavirus gli è stato concesso di tornare nella sua casa di Geraci Siculo, sempre nel Palermitano. Per lui i giudici hanno applicato le norme varate per ridurre il numero delle persone detenute nell’attuale periodo di emergenza Coronavirus.
Come ricostruito dai processi a suo carico, Franco Cataldo tenne in custodia il piccolo, in catene, nei suoi campi agricoli. A consegnarlo a lui dopo il rapimento da parte della mafia per imporre al padre del bimbo di ritrattare le proprie accuse, gli uomini di Riina. L’uomo riconsegnò il bambino agli uomini di mafia all’inizio della stagione delle olive, perché gli serviva il capanno in cui veniva tenuto il ragazzino, poi assassinato e sciolto nell’acido su ordine di Giovanni Brusca il 12 gennaio 1996 .