Agenpress – La pandemia partita dalla Cina e che ha finito per travolgere il mondo intero non è stata causata da un virus prodotto dall’uomo o geneticamente modificato. Sono le conclusioni a cui è giunta con ampio consenso la comunità degli 007 Usa, secondo quanto affermato dall’ufficio del Direttore dell’intelligence nazionale che coordina i lavoro di tutte le agenzie federali, dalla Cia alla Nsa.
Secondo uno studio, inoltre, condotto da alcuni ricercatori internazionali: Christoffer Koch, capo economista della Federal Research Bank di Dallas, e Ken Okamura, ricercatore della Said Business School dell’Università di Oxford, non ci sono prove che la Cina abbia manipolato al ribasso i suoi dati sull’epidemia di coronavirus, come sostenuto da alcune parti, ma, anzi, i numeri forniti nella fase iniziale dell’emergenza sono “affidabili” e dovrebbero essere utilizzati per calibrare modelli in grado di orientare le misure di contrasto all’infezione anche in altri Paesi. Questa la conclusione di un’indagine condotta da
“Per manipolare i dati cinesi sarebbe necessario che qualcuno coordinasse gli annunci giornalieri in tutte le province, prevedendo con precisione i tassi di infezione futuri. E questo è improbabile”, si legge nelle conclusioni del rapporto di Koch e Okamura. Il documento sottolinea quindi che i persistenti dubbi sulla credibilità dei dati cinesi “incidono sulle successive scelte politiche dei Paesi che hanno subito l’epidemia in seguito”.
Dal momento che la scelta di molti Paesi è stata quella di intraprendere un’azione di distanziamento sociale, divieti di viaggiare e lockdown, sulla scorta del loro successo in Cina, “è importante che i responsabili politici sappiano che i dati sono affidabili”, si legge nello studio. “La mancanza di fiducia nei dati cinesi può aver portato a una risposta più lenta in Europa nei confronti dell’emergente pandemia”.