Una proposta per i prossimi anni scolastici
Agenpress. Premesso che la DiP (Didattica in Presenza) è insostituibile in un sistema di istruzione, l’invisibile Covid 19 ha fatto improvvisamente emergere tre criticità in relazione al sistema organizzativo sino ad oggi adottato, alle competenze digitali dei docenti di ogni ordine e grado, al modello educativo e formativo riferito alle diverse fasi di crescita dei discenti.
In merito al sistema scolastico sono stati indubbiamente rilevati significativi punti di forza, in primis la sorprendente coesione della comunità scolastica a tutti i livelli, ma anche tutti i suoi limiti nel fare fronte ad una emergenza che, al pari e con tutte le differenze di quella sanitaria, ha dovuto trovare modi e mezzi per garantire il “diritto all’istruzione a distanza” degli alunni e delle alunne.
Sono emerse anche le debolezze strutturali relative all’utilizzo delle nuove tecnologie che hanno imposto urgenti interventi riparatori governativi unitamente a tempestive riconversioni gestionali, organizzative e didattiche delle autonome Istituzioni scolastiche.
Ed infine, ma non per ultimo in termini di importanza, il ruolo dei docenti che da educatori del sapere e della conoscenza in presenza si sono adoperati in pochissimi giorni ad inventare nuove modalità didattiche a distanza che hanno posto in discussione consolidate progettazioni, stagnanti metodologie ed arcaiche visioni.
In questo ormai lungo periodo di emergenza, grazie ad una sinergica azione dell’intera comunità scolastica sono state messe in campo – certamente con tante criticità – scelte e decisioni che hanno fatto emergere la vera autonomia gestionale, organizzativa e didattica (purtroppo con alcuni “eccessi” nell’interpretare la DaD come se fosse DiP) nonostante le inevitabili limitazioni economiche, sociali e territoriali.
La tragica emergenza sanitaria ha spianato la strada alla convinzione che la comunità scolastica non sarà più la stessa nelle relazioni, nell’azione didattica, nella progettazione del piano dell’offerta formativa, nella gestione quotidiana del servizio scolastico.
Occorre avere questa semplice consapevolezza e volgere lo sguardo al nuovo orizzonte che ci troveremo ad osservare nei prossimi mesi e, forse, anni.
E non saranno né le ordinanze ministeriali né le circolari dirigenziali a far fronte alle emergenze, a lenire la sofferenza per tutte le iniquità, a limitare le criticità nelle quali si troveranno le scuole!
Ed in questa condizione, ciascuno di noi è stato costretto a porsi una semplice domanda: e adesso che fare?
Il diritto allo studio deve e si DOVRA’ continuare a garantire in ogni forma e nelle condizioni che si presenteranno che oggi restano sul piano delle ipotesi contrassegnate da prospettive più o meno divergenti.
Non c’è tempo da perdere in sterili polemiche, in obiezioni ideologiche: iniziamo a riflettere su quale “modello strutturale” deve fondarsi il sistema scolastico italiano dei prossimi anni, nell’epoca del cum e del post coronavirus.
Riteniamo che le tre grandi aree di intervento dovranno essere: un nuovo modello organizzativo e gestionale, una didattica sapientemente integrata tra DiP e DaD, una nuova definizione dei servizi generali in capo alle autonome istituzioni scolastiche.
TUTTI i protagonisti della scuola devono mettersi in discussione, abbandonando pregiudizi o posizioni ideologiche, per definire – con una visione unitaria ed innovativa – in quali modi e forme continuare a garantire il diritto allo studio dai 3 ai 18 anni.
Non si possono escludere le tante e complesse variabili (tempo scuola, spazi di apprendimento, età, numero di alunni in classe, autentica inclusione) che porteranno inevitabilmente a rivedere i percorsi di studio, le offerte formative, le relazioni istituzionali, le metodologie didattiche, le azioni di intervento, i ruoli e le figure di sistema necessarie ad affrontare le nuove e più complesse azioni organizzative e gestionali.
Già per il prossimo anno scolastico, non potendosi fare alcuna previsione circa lo sviluppo dell’emergenza epidemiologica, occorre tempestivamente elaborare un modello scolastico ed una organizzazione gestionale efficiente capace di convivere (per quanto tempo?) con le prescrizioni relative alla sicurezza sanitaria: non possiamo permetterci, infatti, ancora una volta una soluzione di emergenza sine die!
Davanti a noi ci sono quattro mesi da impiegare proficuamente: una sfida che chiede a tutti i protagonisti della scuola di dare un contributo costruttivo e propositivo.
Ancodis è pronta e sostiene convintamente che è il momento di aprire un grande dibattito culturale attraverso la convocazione di una “Costituente della Scuola italiana” nella quale il confronto di idee e di visioni faccia conseguire il comune obiettivo della costruzione di un nuovo quadro normativo (Testo Unico) che – seppur ancorato nelle relazioni umane a tutti i livelli e nella fisicità di spazi di apprendimento ben definiti – sappia pienamente integrare la Didattica a distanza o della “vicinanza” come proposto da Raffaele Iosa che tante innovazioni culturali e metodologiche ha indotto nell’attività professionale di ciascuno di noi, esplicitare un moderno modello di governo delle autonome istituzioni scolastiche, strutturare un sistema scolastico fondato nella straordinaria tradizione della scuola italiana ma adeguato ai prossimi decenni.
E tenendo ben presente un “rinnovato” Articolo 34 della Costituzione: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita anche attraverso la connessione ad internet garantita a tutti gli studenti e le studentesse”.