AgenPress – Ha chiuso l’allevamento di maiali dove nel 2018 il nostro investigatore sotto copertura filmò, con una telecamera nascosta, terribili violenze inferte dal personale sugli animali, tra cui l’uccisione di una scrofa malata a martellate. Sin dalla pubblicazione di questo straziante video, diffuso in prima serata anche sul Tg1 e rilanciato da quotidiani e agenzie stampa nazionali, il nostro obiettivo è stato quello di chiudere l’allevamento.
Oggi siamo certi che quei capannoni dove prima venivano picchiati anche maialini di pochi giorni di vita sono finalmente vuoti. Alla struttura non risulta assegnato nemmeno il codice aziendale necessario per proseguire l’attività di allevamento di qualsiasi specie animale considerata da reddito. «Questa è una grande notizia, la dimostrazione che le investigazioni, le campagne e l’attivismo portano risultati concreti per gli animali!» dichiara Simone Montuschi, presidente di Essere Animali.
La chiusura dell’allevamento
La scelta di chiudere è stata del titolare dell’azienda ma, dati alla mano, questa decisione è stata presa in seguito alla pubblicazione dell’investigazione con cui abbiamo svelato le violenze, e alla successiva campagna per chiudere l’allevamento. Infatti, dagli atti recentemente ricevuti dal Dipartimento di Prevenzione, Servizio Igiene degli Allevamenti e delle Produzioni Zootecniche dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche, risulta che l’allevamento abbia chiuso dopo aver inviato al macello gli ultimi maiali che erano già stabulati al momento della diffusione del terribile filmato.
L’investigazione nell’allevamento degli orrori
Oltre all’uccisione della scrofa, deceduta dopo 30 minuti di agonia in seguito a numerose martellate in testa, il video girato dal nostro investigatore sotto copertura, assunto come operaio in un allevamento situato a Senigallia (AN) e fornitore del Prosciutto di Parma, documenta violenze inaudite compiute sugli animali.
Le immagini mostrano l’utilizzo del taser elettrico su maiali malati impossibilitati a muoversi, manipolazione cruenta degli animali durante gli spostamenti – con i suinetti più piccoli letteralmente lanciati e quelli adulti colpiti nel muso con sbarre di ferro – e la presenza di centinaia di cadaveri, lasciati all’aperto e accumulati in secchi, in spregio alle norme sanitarie. Eloquente e drammatica la scena in cui alcuni operai dell’allevamento, estranei alle violenze, protestano per il trattamento inferto agli animali.
Oltre alla campagna per chiudere l’allevamento, depositammo anche una denuncia alla Procura della Repubblica di Ancona contro i responsabili delle violenze per i presunti reati di uccisione di animali (art. 544-bis c.p.) e maltrattamento di animali (art. 544 ter c.p.), oltre che per specifiche violazioni alla normativa di protezione dei suini.
In seguito alla denuncia, i Carabinieri Forestali competenti per territorio effettuarono un blitz nell’allevamento, sequestrando la mazza utilizzata per uccidere la scrofa, diversi taser usati al di fuori della normativa vigente, i tubi di ferro con cui venivano picchiati gli animali e gli strumenti per la castrazione dei suini, operazione eseguita da personale non abilitato e al di fuori dei periodi consentiti dalla legge.
«Per quanto riguarda il procedimento penale, il termine di legge per la conclusione delle indagini preliminari è scaduto. Ci attendiamo quindi presto aggiornamenti dalla Procura, tenuto conto che le attività degli uffici giudiziari sono state rallentate dall’emergenza sanitaria. Ci impegneremo perché siano riconosciuti i gravi maltrattamenti, inflitti ripetutamente, e sia fatta giustizia per gli animali» Alessandro Ricciuti, Responsabile Team Legale di Essere Animali.
Chi ci conosce, chi segue Essere Animali sa bene che questa è solo una parte del nostro lavoro. Non vogliamo solo fermare i maltrattamenti, ma soprattutto confrontarci con la società, con istituzioni, aziende e cittadini sulla possibilità di iniziare a costruire un mondo in cui anche agli animali sia riconosciuto il diritto a vivere liberi, senza essere sfruttati e uccisi.
Intanto, un grande risultato è stato raggiunto. L’allevamento degli orrori ha chiuso, i capannoni sono vuoti, non vi sono più animali sottoposti a violenze, grida e paura.
Non è il primo allevamento che riusciamo a chiudere in seguito alla diffusione di un’investigazione strumento fondamentale per far luce sulle crudeltà inflitte agli animali negli allevamenti.
Grazie a chi ha firmato la petizione, agli attivisti e attiviste. Al nostro investigatore sotto copertura che ha realizzato un lavoro rischioso ed emotivamente difficile con rara professionalità e a tutti i nostri sostenitori, senza i quali non sarebbe stato possibile il raggiungimento di questo importante obiettivo. (tratto da essereanimali.org)