AgenPress. In seguito all’approvazione del piano egiziano per la ricostruzione di Gaza da parte della Lega Araba, le associazioni UMEM (Unione Medica Euromediterranea), Co-mai (Comunità del Mondo Arabo in Italia), accanto ad AISC (Agenzia Britannica Mondiale Informazione Senza Confini) e Radio Co-mai internazionale con i suoi esponenti in oltre 120 paesi del mondo, esprimono le proprie riflessioni e la propria doverosa disamina riguardo alla situazione attuale e alle sue implicazioni per la pace nella regione.
I FATTI. Il piano egiziano, appoggiato dai Paesi facenti parte della Lega Araba, alternativo a quello proposto dal presidente Donald Trump, prevede un investimento di 53 miliardi di dollari per la ricostruzione di Gaza e include la proposta di nuove elezioni nei territori palestinesi, con una governance transitoria di almeno sei mesi.
I consigli direttivi della Co-mai e dell’UMEM, insieme all’AISC e a Radio Co-mai Internazionale, accolgono con grande favore l’iniziativa unitaria dei Paesi Arabi, uniti su richiesta del Presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, per la ricostruzione di Gaza.
In questa occasione, è stata messa in evidenza l’importanza di ricostruire Gaza e proteggere i palestinesi sulla loro terra di origine, con l’intento di evitare e impedire qualsiasi forma di espulsione dei palestinesi dalle loro terre.
“Questo messaggio è di fondamentale importanza: quando i Paesi Arabi si uniscono, il loro peso politico è significativo e decisivo. Apprezziamo anche la presenza del rappresentante dell’ONU, del Parlamento Europeo e di tanti altri Paesi che hanno appoggiato questa iniziativa”.
“Noi, in questa occasione, ribadiamo le nostre richieste che abbiamo sempre avanzato in passato: l’istituzione urgente di corridoi sanitari, l’invio di delegazioni sanitarie, ospedali mobili, ambulanze, e delegazioni di medici di tutte le specializzazioni, in particolare in neurochirurgia, ortopedia, pediatria, chirurgia pediatrica, ginecologia e psicologia. È altrettanto essenziale trovare soluzioni per curare i feriti negli ospedali europei, un aspetto che riteniamo di estrema importanza per la salvaguardia della vita umana.”
“Inoltre, esprimiamo un sincero ringraziamento all’Egitto e a tutti i Paesi Arabi che stanno sostenendo questa causa fondamentale della ricostruzione”.
Facciamo un appello forte per rafforzare l’unità araba, così da poter far sentire ancor di più la sua influenza nel mondo e garantire la protezione del popolo palestinese. Il nostro obiettivo rimane fermo: una soluzione giusta e duratura, basata su due popoli, due Stati, con uno Stato palestinese indipendente. Inoltre, è necessario liberare tutti i professionisti della sanità, che sono vittime di un conflitto che non li riguarda e che, al contrario, hanno svolto solo il loro compito di curare i feriti, senza alcuna implicazione politica”.
Così si esprime nella sua attenta disamina Il Prof. Foad Aodi, leader delle associazioni, accanto ai consigli direttivi. Aodi, medico, giornalista internazionale ed esperto in salute globale e geopolitica mediorientale, Direttore responsabile di AISC, membro del Registro Esperti FNOMCEO, quattro volte consigliere dell’OMCeO di Roma e docente dell’Università di Tor Vergata, interviene a nome delle associazioni citando anche la necessità urgente di un cambiamento di approccio.
“Contiamo sul fatto e siamo fiduciosi che la ricostruzione di Gaza non sia naturalmente solo una mera questione economica, ma deve essere accompagnata da un impegno costante e concreto per fermare le violenze e promuovere il dialogo tra le parti in conflitto.” “Il nostro appello alla comunità internazionale è chiaro: dobbiamo evitare che la tregua sia solo una soluzione temporanea e continuare a lavorare per una pace duratura che metta fine al martirio di milioni di civili innocenti.”, continua Aodi.
Le proposte delle associazioni UMEM, Co-mai sono articolate e si concentrano su vari punti critici che necessitano di attenzione immediata:
- Incentivare un dialogo inclusivo tra tutte le forze politiche coinvolte
- Garantire la protezione e il benessere dei civili: Le forze internazionali devono lavorare per creare corridoi umanitari sicuri. La salute e la sicurezza dei civili devono essere la priorità assoluta, con l’impegno a ricostruire le infrastrutture fondamentali come ospedali, scuole e abitazioni.
- Promuovere una governance transitoria efficace per arrivare ad una gestione politica stabile e indipendente sarà possibile costruire un futuro pacifico per la Palestina.
- Impegno delle Nazioni Unite per la ricostruzione e la pace: È fondamentale che l’ONU prenda un ruolo di leadership nel monitorare e facilitare la ricostruzione di Gaza, con il supporto di una comunità internazionale unita, per garantire che i fondi destinati alla ricostruzione siano usati in modo trasparente ed efficace.
In particolare, il piano di ricostruzione proposto dall’amministrazione Trump, che prevede il controllo militare degli Stati Uniti sui territori palestinesi, è stato respinto dai Paesi arabi e dalla comunità internazionale.
Questo piano non solo ha aggravato la tensione politica, ma ha anche aumentato il malcontento tra le popolazioni locali. È evidente che soluzioni unilaterali, come quelle proposte da Trump, non sono in grado di rispondere alle esigenze dei palestinesi e della regione nel suo complesso.
Le posizioni espresse dalle associazioni che sottolineano come le soluzioni politiche debbano puntare a un dialogo che rispetti la dignità e i diritti di tutti i popoli coinvolti.
“La pace non è un’opzione: è una necessità urgente per la stabilità del Medio Oriente e per la dignità umana. La comunità internazionale non può restare indifferente. I conflitti armati non devono mai prevalere sulla speranza e sul diritto alla vita.”
Le associazioni, con Aodi e i consigli direttivi, apprezzano l’iniziativa e si augurano si possa concretizzare. Nella speranza di una pace duratura, per realizzare il progetto “Due Stati, Due Popoli”, si impegnano a lavorare insieme per rafforzare la politica del dialogo, al fine di garantire che la tregua non diventi una realtà effimera, ma che si trasformi in un processo di pace duraturo che possa finalmente porre fine alle sofferenze delle popolazioni coinvolte.