AgenPress. Il conduttore televisivo Salvo Sottile ha recentemente annunciato una puntata di inchiesta di Farwest su RAI 3, dedicata alla compravendita di titoli nobiliari e alla proliferazione di falsi principi che dispensano onorificenze e appartenenze a ordini cavallereschi. Durante la trasmissione, Sottile ha evidenziato come tali riconoscimenti attirino l’attenzione di chi desidera legittimare la propria ricchezza e status attraverso l’acquisto di titoli che, di fatto, non possiedono.
Un tema che si collega al “valore del merito” trattato in occasione della presentazione del libro “Onori al Merito” di Enrico Passaro, membro del Comitato consultivo della Fondazione OMRI per il cerimoniale istituzionale. Il volume esplora a fondo il sistema delle onorificenze italiane e internazionali, con particolare attenzione all’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI). La presentazione del libro di Passaro si è svolta nella Sala Graziella Lonardi Buontempo del Maxxi di Roma, con la partecipazione di esponenti illustri come Gianni Letta, Ilva Sapora, Francesco Tagliente e il moderatore Filippo Lucci.
La riflessione sul desiderio umano di ottenere riconoscimenti ufficiali mi riporta alla discussione più ampia sul valore delle onorificenze: sebbene l’ambizione legittima di ricevere un riconoscimento per i meriti acquisiti sia positiva, esistono anche le sirene della vanità che attirano chi è disposto a cedere a promesse ingannevoli. Come sottolineato da Sottile, chi cede a questa tentazione diventa facile preda di truffatori che promuovono ordini cavallereschi illegittimi e titoli di pura fantasia.
L’inchiesta di Sottile, con la puntata di Farwest su RAI 3, ha sollevato nuovamente il dibattito riguardo le ambizioni e le vanità legate alle onorificenze legittime e alle decorazioni fasulle, in particolare sugli ordini cavallereschi, le onorificenze e le distinzioni che non possono mai essere riconosciute dallo Stato italiano, né indossate pubblicamente senza incorrere in sanzioni.
La legge italiana è chiara: la legge 3 marzo 1951, n. 178 vieta il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche da parte di enti privati o associazioni non autorizzate, con pene che vanno dalla reclusione a sanzioni pecuniarie. Solo la Repubblica Italiana, attraverso il Presidente della Repubblica, può conferire onorificenze legittime. Inoltre, esistono specifiche autorizzazioni per le onorificenze provenienti da altri Paesi, purché conformi alle normative italiane.
Tuttavia, esistono numerosi ordini cavallereschi che non rientrano in queste categorie legittime, spesso gestiti da associazioni private che rilasciano insegne onorifiche senza alcun riconoscimento ufficiale. Questi ordini, pur con solenni investiture e cerimonie fastose, non sono autorizzati dallo Stato e non hanno alcuna rilevanza pubblica.
Uno dei massimi esperti della materia, il prof. Michele D’Andrea, Presidente del Comitato Consultivo della Fondazione OMRI per le questioni onorifiche e araldiche, durante un suo intervento al CONI, ha messo in guardia contro questi fenomeni, sottolineando che chi partecipa a tali ordini rischia non solo di essere truffato, ma anche di incorrere in sanzioni per millantato credito. D’Andrea ha offerto alcuni consigli pratici per evitare inganni: un ordine cavalleresco serio non fa campagna acquisti; i Templari non esistono più dal 1312; e, infine, non basta una messa o un sacerdote per conferire legittimità a un ordine.
In conclusione, il desiderio di ricevere un riconoscimento onorifico, sebbene naturale e positivo, può facilmente portare alla trappola delle onorificenze illegittime, e occorre fare attenzione a non cadere vittime di inganni. La riflessione di Sottile, unita alla presentazione del libro di Passaro e agli approfondimenti di D’Andrea, ci invita a riconoscere la differenza tra i titoli legittimi, che sono un segno di valore autentico e riconosciuto, e quelli falsi, che sono un’illusione destinata a crollare.