Caso Almasri, Di Pietro: “Non l’avrei rimpatriato, ma non spetta ai magistrati giudicare scelta politica”

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AgenPress. “Il problema di fondo è che, a mio avviso, il caso Salvini, ma soprattutto e ancora di più il caso Almasri, riguardano decisioni politiche che si possono condividere o non condividere. Ora, che io non condivida che Almasri sia stato rimandato a casa sua è una cosa, altra cosa è che la Presidente del Consiglio e mezzo Governo debbano essere processati per sequestro di persona e favoreggiamento: il giudice penale non ha titolo per intervenire sulla decisione politica.”.

Così Antonio Di Pietro, ex magistrato, ex ministro della Repubblica e fondatore e presidente dell’Italia dei Valori, a Calibro 8 su Radio Cusano Campus.

“Il criminale Almasri – continua Di Pietro – dovevamo arrestarlo in esecuzione di un mandato di cattura della Corte penale internazionale o dovevamo restituirlo al suo paese? È una scelta politica che si può condividere o non condividere. È una ragione di Stato, una ragione di sicurezza. Detto questo, io sono tra quelli che, se fosse stato al posto di chi ha preso la decisione nel governo attuale, l’avrebbe mandato a scelta sua fra San Vittore o Regina Coeli. Avrei fatto questa scelta senza se e senza ma, e ritengo che quella del Governo sia stata una scelta sbagliata. Però il processo penale, come direbbe il vecchio Di Piero, non ci azzecca niente, perché il giudice delle decisioni politiche è il Parlamento, il capo dello Stato e poi l’elettore.”

E sui casi giudiziari: “Io personalmente sono dell’idea che questa iscrizione alla notizia di reato non possa che finire con un’archiviazione, ma a mio avviso non doveva neanche cominciare perché i reati contestati sono irrealizzabili dal punto di vista penale, sono decisioni politiche. Lo ribadisco una volta perché non vorrei ripassare per uno che favori

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