AgenPress. “L’affermazione contenuta nel comunicato del gruppo della magistratura associata, denominato ‘Area democratica per la giustizia’, oltre a contenere un accostamento, suggestivo e infondato, alla persona del dottor Palamara, totalmente estraneo ai fatti e alle vicende che hanno riguardato il dottor Amedeo Franco, ci lascia, francamente, attoniti”.
Cosi’ dichiarano in una nota i difensori di Luca Palamara, Roberto Rampioni, professore ordinario di diritto penale, Benedetto Marzocchi Buratti, avvocato, e Stefano Giaime Guizzi, magistrato.
“Il comunicato indica, infatti, come “necessario” che “responsabilità specifiche” – ancora al vaglio del giudice disciplinare, e dunque oggetto, allo stato, di mere ipotesi accusatorie – siano “affermate con ponderazione, rigore e fermezza”. In uno Stato costituzionale di diritto e’ legittimo chiedere ad un giudice di “accertare” – giammai di “affermare” – le responsabilità solo ipotizzate a carico di soggetti incolpati, essendo le stesse destinate a trovare nella sede giudiziaria, e peraltro in essa soltanto, il luogo di eventuale, e non certo “necessaria”, conferma. Il processo e’ sede di giudizio, non fabbrica di colpevoli. Stupisce e addolora che siamo proprio dei magistrati a dimenticarlo.
Ci riserviamo ogni ulteriore iniziativa giudiziale a tutela del nostro assistito, dopo aver ovviamente segnalato il tutto ai titolari dell’azione disciplinare, affinchè valutino l’eventuale sussistenza di condotte dirette a condizionare l’esercizio di funzioni costituzionalmente previste, quali quelle che verranno esercitate nel procedimento disciplinare fissato innanzi alla Sezione disciplinare del Csm il 21 luglio 2020.”