Sappiamo bene che ci sono processi che hanno i riflettori puntati ed altri no. Di certo il processo di Palermo, durato tre anni, è uno di quelli su cui pressioni politiche e di ogni tipo non sono mancate.
Non possiamo che sentirci a dir poco amareggiati nel constatare la mancata affermazione del diritto, più frequente quando gli imputati sono eccellenti e le vittime sono volti senza precisa identità di migranti, travolti dal loro destino nelle acque del cimitero in cui letali politiche migratorie hanno trasformato il Mar Mediterraneo.
Questo era l’unico processo in cui Salvini era arrivato a dover rispondere in aula dei reati a lui contestati. Per i due casi del blocco delle navi militari italiane Diciotti, nell’ agosto 2018, e Gregoretti nel luglio 2019, i procedimenti non erano proseguiti: nel primo caso non c’era stata autorizzazione a procedere e nel secondo era stato prosciolto dal GUP presso il Tribunale di Catania.
Lo scorso settembre in una nostra intervista aveva ricordato i motivi che ci hanno portato a costituirci parte civile, la dinamica dell’intera vicenda e aveva illustrato alcuni particolari importanti del dibattimento.
La prima sensazione è stata di amarezza. Si perde un’occasione di affermare, a mio avviso, il principio di legalità, che è un architrave della democrazia, del principio della separazione dei poteri etc ..
“Leggeremo le motivazioni” è un modo di dire. Chiaro che è un passaggio obbligato e altro luogo comune è “rispettiamo la sentenza”. Sono tutte frasi di circostanza, spesso. La sentenza non mi convince perchè su alcuni aspetti a mio avviso si erano raggiunte prove inequivocabili, al di là di ogni ragionevole dubbio, per la possibile concretezza della condanna, almeno per uno dei due reati contestati ma anche per il sequestro di persona soprattutto dei minori non accompagnati.”
Un clima pesante, quasi muscolare nel senso “siamo qui, siamo in tanti”, garantiti dalle Forze dell’Ordine, con i vertici nazionali della Lega che occupavano gli spazi tradizionalmente destinati alle parti del processo.
Aula stracolma di giornalisti, anche se senza telecamere perchè sono state vietate fin dall’inizio.
Clima pesante come se si volesse dare un messaggio di grande unità e di gente che confidava in una pronuncia, che poi c’è stata e che avrebbe segnato, ahimè a mio avviso, la loro collocazione dalla parte di chi comunque ha ragione.
Su un eventuale appello da parte della Procura “non ho avuto modo di verificarlo. C’era in aula, per la prima volta anche il Procuratore Capo della Repubblica, oltre ai tre PM che hanno seguito il dibattimento, tra cui una aggiunta. Sono andati via subito”, ha detto Sorrentino.
Penso che non l’abbiano presa bene perché sono magistrati che hanno lavorato, secondo me, con grande professionalità ed anche con passione civile, oltre che professionale.
Alcuni di loro sono stati anche minacciati? Si, addirittura gli era stata assegnata la scorta per le minacce ricevute. Il clima non è stato dei più facili, anzi è molto preoccupante e non finirà qui perchè l’attacco che questo governo indirizza nei confronti della magistratura non è il solito dissidio politica/magistratura ma è all’;interno di un obiettivo che è quello di decapitare, cambiare la Costituzione e quindi cambiare la convivenza nel nostro paese.
Come Giuristi Democratici approfondiremo gli aspetti giuridici della sentenza ma possiamo dire che ancor più alla luce di questa decisione, le motivazioni di fondo del nostro impegno in questa vicenda e in generale sui diritti dei migranti, restano intatte.
Il commento di Open Arms
Oscar Camps, fondatore dell’ONG Open Arms ha dichiarato che il dispiacere è soprattutto per le persone private della libertà. Ha aggiunto che aspetteranno le motivazioni dei giudici, per valutare se fare appello con la speranza che lo faccia anche la Procura della Repubblica, sottolineando, come in questo processo, unico nella storia italiana ed europea, si sia cercato di restituire dignità ai 147 esseri umani privati della libertà per 20 giorni nell’agosto 2019. L’intero iter processuale è raccolto in un report che trovate nel sito di Open Arms.