Siria. Il leader dei ribelle al-Jolani chiede ai cittadini di festeggiare senza sparare colpi di arma da fuoco

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AgenPress – Il leader ribelle siriano Mohammad al-Jolani ha esortato la popolazione a celebrare la caduta del regime di Assad senza sparare colpi di arma da fuoco dopo che alcuni colpi di arma da fuoco accidentali hanno causato un caos mortale nella città settentrionale di Raqqa.

Jolani, capo del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ha trasmesso venerdì un videomessaggio indossando una camicia bianca e un gilet, un cambiamento rispetto alla sua solita tenuta militare.

Il messaggio di Jolani arriva dopo che giovedì centinaia di persone sono scese in piazza a Raqqa per celebrare la cacciata del dittatore Bashar al-Assad, quando un uomo ha perso il controllo della sua mitragliatrice e ha aperto per errore il fuoco sui passanti, secondo testimoni e il gruppo di attivisti Raqqa Is Being Slaughtered Silently.

Dopo la sparatoria, sono scoppiate delle scaramucce tra i giovani e la sicurezza locale affiliata alle Forze Democratiche Siriane (SDF) sostenute dagli Stati Uniti. Ciò ha portato al lancio di pietre e la sicurezza locale ha risposto con le armi da fuoco.

Secondo un giornalista locale e alcuni testimoni, almeno una persona è stata uccisa e altre 15 sono rimaste ferite.

Le tensioni sono state alte a Raqqa tra le SDF guidate dai curdi e l’Esercito siriano libero (FSA) sostenuto dalla Turchia, con alcuni residenti che hanno chiesto alle SDF di cedere il controllo della città all’FSA. Raqqa è prevalentemente araba, con una minoranza curda.

I siriani si sono radunati in una delle principali moschee di Damasco per la preghiera del venerdì, sventolando bandiere dell’opposizione e intonando canti: tutte scene che sarebbero state inimmaginabili durante il regime di Assad.

Nella famosa moschea degli Omayyadi della capitale, uomini, donne e bambini si sono riuniti per celebrare la prima preghiera del venerdì dopo la cacciata di Assad, per poi riversarsi nelle strade e nelle piazze della città.

Le scene ricordavano i primi giorni della rivolta del 2011, quando i manifestanti pro-democrazia delle città siriane scendevano in piazza dopo le preghiere del venerdì, ma mai a Damasco, da tempo roccaforte del clan Assad.

Venerdì, la folla esultante ha scandito “Uno, uno, uno, il popolo siriano è uno!”

Alcuni sventolavano la bandiera dell’indipendenza siriana, usata dall’opposizione fin dall’inizio della rivolta, mentre decine di venditori ambulanti si aggiravano intorno alla moschea, cercando di vendere le bandiere a tre stelle.

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