AgenPress. «Quando Alda ci lasciò, quell’impossibile 1° novembre, – scrive Aldo Colonnello –mi parve che il mondo stesse capovolgendosi. Quasi non mi importava che la Poesia subisse un attentato devastante, che da quel giorno in poi sarebbero mancati i suoi versi illuminati; io sentivo un vuoto che neppure un’azione titanica avrebbe potuto vanificare.
Era un’assenza intollerabile; le telefonate, gli incontri in Ripa di Porta Ticinese, la voglia di ridere che spesso visitava il cuore di fanciulla di Alda. I poeti sono come i bambini, non hanno sovrastrutture, cercano e dicono la verità…»
«Sono passati ormai quindici dieci anni dal commiato di Alda Merini, – prosegue Colonnello – ma posso affermare, senza tema di smentita, che il ricordo della grande Poetessa ha conosciuto una escalation di proporzioni inimmaginabili. Alda è più viva che mai, la sua Poesia consegnata per sempre all’immortalità.
Mi rendo conto di quanto sia amata e di quanto il suo nome sappia ricomporre le differenze generazionali, proprio parlando con la gente, la stessa che ne decretò il successo quando era in vita e che sèguita ad amarla attraverso la miracolosa scrittura che ha lasciato in eredità.»