AgenPress. “Quello che sta succedendo in Umbria deve afrci riflettere e mobilitare allo stesso tempo. Riflettere su come la libertà, l’autodeterminazione, il diritto a scegliere per sé siano tutt’altro che scontati e vadano difesi giorno dopo giorno. Mobilitare proprio quando, come in questo caso, tutto questo è fortemente minacciato.
Sto parlando della decisione della Regione Umbria di imporre il ricovero di tre giorni alle donne che fanno ricorso all’interruzione di gravidanza farmacologica tramite l’assunzione della RU486.
È inutile che la presidente Tesei continui a sventolare la tutela della salute delle donne come grimaldello per giustificare la sua scelta retriva e oscurantista. A sbugiardare questa falsità ci ha pensato la bravissima Michela Murgia su Radio Capital. Tesei ha preso la decisione più restrittiva possibile per rendere sempre più difficile il ricorso all’aborto contro la posizione della Società di Ostetricia e Ginecologia che consiglia il dau hospital. Contro quindi le indicazioni di chi ha le competenze mediche e scientifiche.
Non c’è nessuna motivazione valida a supporto di questa decisione.
C’è invece la taciuta volontà di ostacolare il puà possibile la liberta scelta delle donne.
Che ne sarà di tutte quelle donne che scelgono di interrompere la gravidanza contro la volontà di chi le circonda e non dovrebbe avere voce in capitolo sui loro corpi e sul loro diritto a scegliere se, come e quando diventare madri?
Tesei e la Lega hanno davvero a cuore la salute delle donne? Bene, si preoccupino di assicurare che in tutte le strutture pubbliche ci sia sempre almeno un medico non-obiettore; si preoccupino di favorire l’educazione sessuale, soprattutto nelle scuole; si preoccupino di incentivare un’educazione di genere che insegni alle giovani generazioni la parità e il rispetto.
Questo significa preoccuparsi della salute delle donne.
Non cercare cavilli per ostacolare il ricorso all’interruzione di gravidanza. Anzi, provvedimenti del genere vanno proprio nella direzione opposta. La storia ci insegna che più si impedisce alle donne di abortire, più si favoriscono le pratiche clandestine.
Questa assurda decisione della giunta umbra è perfettamente in linea con le posizioni più sfacciatamente espresse da chi, come il mio collega Pillon, vorrebbe cancellare anni e anni di battaglie delle donne per il diritto alla propria autodeterminazione, per il diritto a decidere da sole per sé e per il proprio corpo.
Lo abbiamo visto con l’irrecivvibile proposta di legge del senatore sull’affido condiviso che è uno schiaffo alla lotta contra la violenza di genere, al diritto al divorzio, perfino al benessere dei bambini che si dice di voler tutelare.
Sono passati più di 40 anni ma i corpi delle donne sono ancora campo di battaglia. Sono ancora terreno di conquista per chi pensa che noi donne non siamo in grado di decidere da sole. Questo è inaccettabile e insopportabile.
Sappiamo che l’obiettivo di una certa area politica, quella che ha difeso con le unghie e con i denti il Congresso delle famiglie di Verona e che ora si scaglia contro la legge sull’omobitransfobia e la misoginia, è arrivare a rimettere in discussione la Legge 194. Non lo permetteremo.
Difenderemo la libertà, i diritti, l’autodeterminazione delle donne in tutte le sedi necessarie: in Parlamento, contro ogni possibile tentativo di regressione proposto dalle opposizioni; nei consigli regionali, soprattutto dove governano i sovranisti da cui questi attacchi arrivano; nelle piazze, tutte le volte che sarà necessario. E anzi estenderemo questa battaglia di civiltà anche in altre regioni che non permettono il ricorso alla RU486 in day hospital.
Al momento, infatti, solo Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio è possibile l’interruzione di gravidanza farmacologica senza essere costrette al ricovero. Le linee guida del Ministero in questo senso vanno riformate basandosi su quanto indicato dalla Società di Ostetricia e Ginecologia. Per tutelare le donne e per non lasciare spazio a chi pensa che si possa tornare indietro invece che andare avanti”.
E’ quanto dichiara la Senatrice del Pd Monica Cirinnà.