Agenpress. Il magistrato Alfonso Sabella è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.
Sulla scarcerazione di Massimo Carminati. “Carminati è uscito per un problema di carattere tecnico-giuridico, ma anche di regole di uno Stato di diritto. Ha fatto 5 anni e 7 mesi di carcerazione preventiva, la Cassazione ha detto che è colpevole, ma ha rimandato alla Corte d’appello una rideterminazione delle pene. Poiché non si sa quanto debba fare di carcere, nel frattempo i termini di custodia cautelare sono scaduti e in un Paese civile oltre 5 anni di carcerazione preventiva sono abbastanza. Da cittadino romano ovviamente sono arrabbiato, perché una persona col curriculum criminale di Carminati, vederlo tornare libero a casa mi fa male. Ma da magistrato non posso che prendere atto che queste sono le regole del nostro Paese, menomale che esistono queste regole”.
Il ministro Bonafede manda gli ispettori. “E’ giusto che il ministro faccia le sue verifiche, ma in questa vicenda non so quali errori ci potrebbero essere. La vedo difficile ipotizzare errori o ritardi. Purtroppo la politica tende troppo spesso a parlare alla pancia del Paese anziché educare il Paese. Bisognerebbe spiegare che certe cose, per quanto possano sembrare strane, rientrano nello Stato di diritto, e menomale, perché lo Stato è diverso dalla mafia e dalla criminalità”.
Sulla caduta dell’accusa di associazione mafiosa per Buzzi e Carminati. “Quando arrivai in Campidoglio ho trovato tanta corruzione, ma non ho trovato mafia. La questione di mafia capitale è una questione di carattere tecnico che da magistrato mi appassiona. Ma da italiano che cosa me ne frega se giuridicamente rientra nell’articolo 413 bis o 416, quando quelle indagini hanno messo in luce un sistema devastato, un sistema pubblico sottomesso ad interessi privati”.