Agenpress – Il presidente del Consiglio è stato sentito per circa tre ore nell’ambito dell’indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro. I magistrati vogliono capire se spettasse istituirla al governo o alla Regione o a entrambi, se ci siano o meno responsabilità penali.
Ma Conte si dice tranquillo. “Ai pm ho spiegato tutto per filo e per segno. Sono assolutamente tranquillo. Ho chiarito tutto quello che c’era da chiarire – spiega Conte -, ho illustrato tutti i passaggi di quei terribili giorni in cui combattevamo contro un nemico invisibile. Non ho nulla da temere”.
“Come ho detto ai magistrati, la cronologia dei fatti è chiarissima: alla luce del quadro epidemiologico di cui disponevamo in quella prima settimana di marzo, non avrebbe avuto alcun senso chiudere solo i comuni di Alzano e di Nembro. Il nostro problema, già in quelle ore, era studiare soluzioni drastiche e immediate per tutta l’Italia. Ed è quello che abbiamo fatto. Perché c’è una grande differenza tra le scelte che facemmo nei due comuni della bergamasca e quelle che invece prendemmo a Codogno e Vo’ Euganeo. In questi ultimi due casi eravamo agli inizi della pandemia, e non avevamo ancora alcuna contezza dell’esistenza di altri focolai nel resto del Paese. Viceversa, quando abbiamo affrontato il caso di Alzano e Nembro eravamo già di fronte a un’emergenza nazionale. E l’abbiamo affrontata come tale applicando la zona rossa, o arancione, in tutto il territorio italiano”.
Conte non teme alcun avviso di garanzia, “non sono ovviamente responsabile delle indagini, ma non mi aspetto alcun avviso di garanzia, né l’ho mai temuto. Come ho già detto più volte, ho la consapevolezza di aver agito in scienza e coscienza, ed ho la serenità di chi ha sempre concordato ogni passo con il Comitato Tecnico Scientifico”.