AgenPress. Ultimo capitolo è quello dei costi, su cui pure si è scritto e detto molto. Complessivamente i fondi assegnati per l’attuazione del protocollo ammontano a 670 milioni di euro per cinque anni, quindi 134 milioni di euro l’anno. 134 milioni per i centri qui in Albania corrispondono al 7,5% delle spese connesse all’accoglienza dei migranti sul territorio nazionale. E noi siamo convinti che queste risorse non siano da considerarsi un costo aggiuntivo per due ragioni.
Punto primo, perché i migranti che verranno condotti qui in Albania avrebbero comunque dovuto essere accolti in Italia, dove costano, segnalo. Punto secondo, perché noi riteniamo che l’elemento di maggiore utilità di questo progetto sia che può rappresentare uno straordinario strumento di deterrenza per i migranti illegali decisi a raggiungere l’Italia e l’Europa, oltre ovviamente a un efficace mezzo di contrasto delle reti di trafficanti, perché lì sì ci sono dei trafficanti che noi cerchiamo di combattere. Che vuol dire anche portare a un contenimento dei costi.
Ricordo che nei primi cinque mesi di quest’anno i flussi di migranti illegali che sono sbarcati in Italia sono diminuiti di quasi il 60%, quindi c’è stato già un contenimento dei costi. Chiaramente con la deterrenza rappresentata anche da un progetto come questo, noi consideriamo di abbattere quei costi ancora di più e quindi non stiamo spendendo risorse aggiuntive, stiamo facendo un investimento.
Al netto di questo, facendo un rapido calcolo, con l’attuale capienza di questi centri a pieno regime, considerando i migranti che non vengono accolti in Italia, in Italia risparmieremo 136 milioni di euro. Cioè il costo dei migranti che possono essere accolti qui in Italia vale 136 milioni di euro.
Voglio dire ancora una volta che con questo Accordo l’Albania si conferma non solo una Nazione amica dell’Italia – noi siamo il primo partner commerciale, il nostro interscambio vale il 20% del PIL albanese, tra le nostre comunità ci sono intensi rapporti culturali, sociali, come dimostra anche il fatto che il Primo Ministro parli italiano quasi meglio di me -, ma anche una Nazione amica dell’Italia e una Nazione amica dell’Unione europea.
La verità è che l’Albania già si comporta come se fosse uno Stato membro dell’Unione europea anche se formalmente non lo è, e fa scelte perfettamente in linea con quei principi di solidarietà e di cooperazione che sono alla base della famiglia europea. L’Italia, non a caso, è da sempre uno dei maggiori sostenitori dell’ingresso dell’Albania nell’Unione europea e più in generale una delle Nazioni che più hanno investito nel rapporto con i Balcani occidentali.
Ribadisco che considero questo Accordo un accordo dal grande spirito europeo e sono orgogliosa di essere stata protagonista insieme al Primo Ministro Rama di questo percorso.