AgenPress – “Questa mattina il Consiglio dei Ministri ha approvato due importanti provvedimenti che riguardano la sanità. Avevamo promesso ai cittadini che ci saremmo occupati di due problemi che in passato non sono mai stati affrontati efficacemente, ovvero l’abbattimento delle liste d’attesa e la cronica carenza di medici e personale sanitario.
Questa mattina lo abbiamo fatto”.
Lo ha detto Giorgia Meloni in un video alla fine del Consiglio dei Ministri.
“La sanità chiaramente è di competenza delle Regioni dalla riforma del Titolo V del 2001 fatta dalla sinistra e quindi le liste d’attesa competono alle Regioni, ma noi abbiamo deciso di fare la nostra parte per aiutare le Regioni ad affrontare questo problema.
Con la Legge di bilancio avevamo portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre con 134 miliardi di euro nel 2024. Avevamo destinato oltre 500 milioni di euro per l’abbattimento delle liste d’attesa.
Con i provvedimenti che abbiamo portato oggi in Consiglio dei Ministri facciamo dei passi in avanti molto significativi.
Prima di tutto istituiamo un sistema nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa, regione per regione, prestazione per prestazione, per capire dove sia necessario intervenire e in che modo. È, dal nostro punto di vista, uno strumento fondamentale ma che incredibilmente non esisteva fino ad oggi perché evidentemente nessuno prima di noi ci aveva pensato.
L’altra novità fondamentale che rendiamo obbligatorio per legge è il meccanismo per il quale il medico che fa la prescrizione deve anche indicare la priorità e il tempo massimo di attesa possibile per quella prescrizione. Le Regioni non potranno più chiudere le liste d’attesa e dovranno organizzarsi per rispettare queste tempistiche. Chiaramente aiutiamo le Regioni a fare questo lavoro, prevedendo che le Regioni possano far ricorso se non riescono a rispettare i tempi anche alle prestazioni intramoenia, cioè quelle che i medici fanno a livello ambulatoriale nelle strutture pubbliche e alle strutture private accreditate.
I cittadini pagheranno solo il ticket e la differenza in termini di costo che dovranno sostenere le Regioni sarà coperta dalle risorse che lo Stato ha stanziato in Legge di bilancio per l’abbattimento delle liste d’attesa. Allo stesso tempo prevediamo delle norme per evitare abusi nell’attività di intramoenia, stabiliamo cioè che le ore di attività libero-professionale non possano in nessun caso superare le ore di attività in ospedale; prevediamo ancora che le visite e le prestazioni sanitarie si possano fare anche fuori dal normale orario, anche di sabato, anche di domenica; interveniamo sulla carenza di medici. Per il 2024 il tetto di spesa per le assunzioni sale dal 10 al 15% e dal 2025 lo aboliamo del tutto e lo sostituiamo con un meccanismo capace di calcolare realmente il fabbisogno del personale territorio per territorio.
Contemporaneamente puntiamo a contrastare la pratica odiosa dei cosiddetti “medici gettonisti”, problema del quale ci siamo occupati fin dal nostro insediamento, mandando i NAS nelle strutture sanitarie e riscontrando abusi incredibili. Detassiamo le retribuzioni dei medici per le prestazioni aggiuntive che servono ad abbattere i tempi delle liste d’attesa, prevediamo un maggiore coinvolgimento degli specializzandi.
In tutto questo stiamo aumentando i posti a medicina, arriveremo ad avere a disposizione 30 mila studenti in più in pochi anni e stiamo lavorando anche per superare finalmente la lotteria dei test d’ingresso a medicina.
Accompagniamo tutto questo con un sistema di controlli, premialità e sanzioni, istituendo uno specifico organismo di controllo presso il Ministero della Salute e prevedendo che i dirigenti delle aziende sanitarie che rispetteranno gli obiettivi di riduzione delle liste d’attesa avranno più soldi, mentre quelli che non li rispetteranno ne avranno di meno.
Dunque maggiori responsabilità per tutti, per lo Stato, per le Regioni, per i dirigenti delle Asl, ma anche per i cittadini, che in questo devono anche loro darci una mano. Se da una parte noi garantiamo l’aumento dell’offerta di visite e prestazioni anche attraverso l’obbligo per ogni CUP regionale di avere la disponibilità sia delle prestazioni fornite dalle strutture pubbliche, sia di quelle fornite dal privato accreditato, dall’altra parte un cittadino che prenota una visita e non può andare, deve disdire, perché altrimenti quello sarà tempo perso anche per gli altri.
Quindi per rispetto a chi è in fila, i cittadini che non annulleranno la prestazione e non si presenteranno dovranno comunque pagare il ticket anche se in misura ridotta.
Queste sono le novità principali dei due provvedimenti che abbiamo approvato oggi, un decreto legge e un disegno di legge, che ci tenevo a farvi conoscere. Sono provvedimenti molto articolati che contengono anche tante altre misure. Penso agli oltre 500 milioni di euro di fondi europei che stiamo destinando alle Regioni del Sud per acquistare macchinari e formare il personale sanitario; penso allo stanziamento straordinario di 60 milioni per i dipartimenti di salute mentale, in un tempo nel quale il tema della salute mentale sta diventando sempre più preoccupante.
Io sono soddisfatta di questo lavoro che abbiamo fatto, desidero ringraziare il Ministro della Salute, chiaramente c’è ancora molto da fare, ne siamo consapevoli, e intendiamo monitorare costantemente i risultati che daranno questi provvedimenti, ma io penso che siamo sulla strada giusta”.
Da un Cup unico regionale o infraregionale, il monitoraggio sulle liste d’attesa affidato all’Agenas, un ispettorato generale di controllo sull’assistenza sanitaria fino all’introduzione di visite ed esami il sabato e la domenica. Sono le misure principali contenute nel decreto legge anti liste di attesa, secondo una bozza di sette articoli del provvedimento. L’articolo 1 della bozza del decreto legge istituisce presso Agenas una piattaforma nazionale per le liste d’attesa con l’obiettivo di disporre per la prima volta di un monitoraggio puntuale e reale dei tempi di erogazione delle prestazioni sanitarie”.
La piattaforma dialogherà con le piattaforme regionali delle liste di attesa (interoperabilità). Inoltre se “Agenas riscontra inefficienze o anomalie nell’ambito del controllo delle agende di prenotazione, può procedere con audit nei confronti delle aziende sanitarie. Lo scopo è quello di superare insieme eventuali difficoltà riscontrate. “Questa norma impatta positivamente sulle Regioni perché aiuta a gestire meglio le liste d’attesa”.
Nell’articolo 3 si definisce “l’obbligo di un Cup unico regionale o infraregionale con tutte le prestazioni disponibili del pubblico e del privato convenzionato e si prevede la nullità del contratto con il privato accreditato che non provveda a inserire le prestazioni nei Cup pubblici (deve essere collegato e interoperabile); per chi è autorizzato ma non ancora accreditato, il collegamento con i Cup pubblici diventa requisito per il rilascio dell’accreditamento istituzionale (premialità)”.
Inoltre se le prestazioni non vengono erogate nei tempi previsti dalle vigenti classi di priorità, le aziende garantiscono al cittadino la prestazione in intramoenia o attraverso il privato accreditato. Le modalità sono definite con decreto del ministro delle Salute da adottarsi entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del decreto. Viene indicato il divieto per le aziende sanitare e ospedaliere di sospendere o chiudere le attività di prenotazione (agende). Il Cup deve attivare un sistema di recall per evitare il fenomeno delle prestazioni prenotate e non effettuate (fenomeno che allunga le liste d’attesa e ingolfa le agende). Parliamo di un 20% di casi.
Il cittadino che non effettua la visita o l’esame prenotato senza preavviso, dovrà pagare ugualmente il ticket. L’articolo 4 è dedicato alle visite e agli esami diagnostici anche il sabato e la domenica, prolungando la fascia oraria. Per evitare abusi dell’attività in intramoenia, a scapito dell’attività istituzionale finalizzata alla riduzione delle liste d’attesa, si prevede in ogni azienda ospedaliera le ore di attività libero professionale non deve eccedere quella ordinaria.
“Per il 2024 il tetto di spesa per il personale sanitario passerà, per le regioni che ne facciano richiesta, dal 10 al 15%, mentre a partire dal 1° gennaio 2025 aboliremo il tetto di spesa”, ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci in conferenza stampa. ”I direttori generali di Asl e ospedali dovranno far rispettare i tempi certi per le prestazioni o con la possibilità dell’intramoenia o con il privato convenzionato”.
Dai monitoraggi a campione risulta, ha detto Schillaci, che si fanno anche 9 prestazioni nel pubblico rispetto a 90 in intramoenia.
I due provvedimenti, il primo più di carattere regolamentare e il secondo contenente misure di spesa, sono stati revisionati e limati fino all’ultimo in una continua interlocuzione con il Mef sulle risorse disponibili. Per il personale del Sistema sanitario infatti si prevede un aumento della tariffa oraria fino al 20% e l’introduzione di una ’flat tax’ del 15%.
Quanto ai privati accreditati, a cui già l’ultima legge di bilancio ha innalzato il tetto di spesa per prestazioni mirate ad assorbire le liste, è previsto un ulteriore allentamento dell’1%. Condizione per mantenere l’accreditamento con il Ssn sarà la piena integrazione delle agende di prenotazione, da parte dei privati convenzionati, con i Cup unici che ogni regione dovrà istituire.
Scattano le quote premiali per le Regioni che rispettano gli obiettivi di riduzione delle liste, mentre i direttori generali di Asl e ospedali riceveranno incrementi o al contrario decurtazioni del 10% della retribuzione di risultato sulla base del raggiungimento o meno degli obiettivi. Infine, anche in farmacia si potranno svolgere alcune prestazioni come analisi del sangue e tamponi mentre andrà attivata la diagnostica di primo livello negli studi dei medici di famiglia.