Agenpress. “Siamo alla follia: ulteriori ritardi e difficoltà per le imprese. E’ inammissibile che alla luce delle modifiche apportate al Decreto Liquidità, che elevano da 25 a 30mila euro la soglia e da 6 a 10 anni la durata dei prestiti garantiti al 100 per cento, gli imprenditori dovranno di nuovo recarsi in banca e ripresentare le domande di finanziamento. In sostanza, le modifiche apportate in fase di conversione del decreto legge, costringono le imprese che avevano già richiesto il prestito a dover rifare la domanda, mentre il fondo per le Pmi dovrà rivedere tutte le procedure”.
Lo dichiara, in una nota, il presidente nazionale della Fapi (Federazione autonoma piccole imprese), Gino Sciotto.
“Se lo spirito della norma – aggiunge Sciotto – era quello di iniettare rapidamente liquidità nei conti correnti delle piccole imprese al fine di riavviare le attività dopo il lockdown, alla luce dei fatti, è stato tradito ogni buon auspicio con enormi danni alle imprese causa di una burocrazia farraginosa che riteniamo letale per il sistema produttivo italiano”.
“Artigiani, commercianti e piccoli imprenditori – sottolinea il leader della Fapi – non posso continuare a perdere intere giornate per perfezionare le richieste di finanziamento che potevano essere fatte automaticamente ed autonomamente dagli istituti di credito, per questa ragione riteniamo che il Governo debba lavorare ad una norma quadro su semplificazione e sburocratizzazione. Un tema non più rinviabile per consentire ad imprese e cittadini di essere competitivi e rilanciare la sfida della crescita e dell’occupazione”, conclude Sciotto.